San Francesco e il culto alla Gaiola: l’antica tradizione del santo che protegge i pescatori

Foto della pagina Facebook "CSI Gaiola Onlus"


4 ottobre, San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia ma anche dell’area protetta della Gaiola. In pochi forse sanno che ogni anno qui si celebra una messa in onore del santo, un’antica tradizione che è ancora oggi viva grazie all’impegno dei fratelli Di Luccio e di Padre Trifone della Parrocchia di S. Maria del Faro di Marechiaro.

Anche questo venerdì 4 ottobre alle ore 17 si celebrerà la messa di San Francesco presso le terrazze esterne del Parco. Proprio qui c’è una statua del santo di Assisi, che a mani giunte guarda il mare di Napoli e protegge pescatori e viandanti.

Ma come nasce questa tradizione?

Fino alla metà del Seicento sull’isola della Gaiola sopravvivevano ancora i resti di costruzioni romane. Ma nell’Ottocento, durante il decennio del regno francese di Murat, venne installata una batteria di cannoni per la difesa del golfo. Agli inizi dell’Ottocento l’isola fu abitata da un eremita devoto a san Francesco, la cui statua era posta sopra uno scoglio vicino. Nella mano del santo vi era una canna con appeso un piccolo cesto che raccoglieva le elemosine dei pescatori.

Morto il monaco qui fu edificata una signorile dimora, che tuttora esiste. Si continuò a raccogliere le offerte nel cesto di san Francesco, ormai diventato il patrono dei pescatori di Marechiaro. Il denaro raccolto non serviva più al sostentamento del monaco, ma venne impiegato per la celebrazione della festa del santo il 4 di ottobre di ogni anno. Ai riti religiosi si affiancava una vendita all’asta a scopo di beneficenza, con oggetti donati dagli abitanti e dai commercianti di Posillipo.

L’isola della Gaiola è anche denominata “maledetta” per alcune vicende di cronaca ad esse legate. Un’isola, la più piccola del golfo, molto vicino alla terraferma che ha preso il suo nome dal latino “cavèola“, “piccola grotta”, perché qui c’era una cava fatta scavare nel tufo da Lucullo per mettersi al sicuro dalle tempeste. Altra tesi è che il suo termine derivi dal napoletano “‘a caiula“, gabbiola per uccelli.

Le origini del porticciolo di Marechiaro, verso la Gaiola, risalgono probabilmente ad epoca greco-fenicia e l’epoca romana ha lasciato numerose testimonianze, tra queste il busto marmoreo dell’ultimo dei figli di Pollione, Asinius Gallus Salonius.


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