Arrestata gang campana, autrice di più di 1400 truffe


Si sono finalmente concluse le indagini, partite ieri da Torre Annunziata, portando all’ arrestato di un gruppo di truffatori che, capeggiati da Luigi Intrepido, hanno compiuto più di 1400 truffe nell’arco di quattro mesi. I dettagli su IlMattino.it

Era una macchina da guerra l’associazione criminale smantellata dai carabinieri, capace di organizzare ed eseguire 1400 truffe in quattro mesi su tutto il territorio nazionale: in 17, accusati di truffa, utilizzo indebito di carte di credito, falso ideologico, sono stati colpiti dall’ordinanza che ha messo fine ai giochi costati migliaia di euro a tabaccai, edicolanti e benzinai.

L’inchiesta è stata blindata dal certosino lavoro dei carabinieri (le indagini sono della compagnia di Torre Annunziata, diretta dal capitano Michele De Riggi e coordinata dal tenente colonnello Nicola Conforti) che ha portato sul tavolo del procuratore prove addirittura sovrabbondanti, tra le quali intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a un video.

Il blitz ha inoltre impedito alla gang di colpire ancora: a quanto pare erano in programma ancora molti colpi che, stando ad una stima approssimata per difetto, non avrebbero fruttato meno di 200mila euro. E invece un’attività identificativa partita qualche mese fa dalla stazione dell’Arma di Boscoreale ha consentito ai militari di fermare i componenti della banda e quindi le truffe. Tutto è iniziato appunto dopo che il presidio boschese dei carabinieri si è ritrovato letteralmente sommerso di richieste di identificazione di un uomo, residente a Boscoreale, pervenute da commissariati e stazioni dei carabinieri di mezza Italia: l’uomo risultava intestatario di una serie di carte ricaricabili “postapay”. Lui, la mente della gang e il principale interprete dei “personaggi” che di volta in volta bisognava inventarsi per spennare il pollo di turno, avrebbe messo in piedi il giro e, aiutato dalla fidanzata, sarebbe riuscito ad assoldare una serie di persone sui cui conti far pervenire le ricariche estorte con l’inganno ai malcapitati gestori di tabaccherie, edicole e pompe di benzina, tutti adeguatamente ricompensati per il “servizio reso”.

Per la procura oplontina il capo della banda era Luigi Intrepido, e mai cognome fu più azzeccato: il 30enne ha avuto l’ardire di spacciarsi per carabiniere pur di convincere le malcapitate vittime a versare il denaro su questo o quel conto. “Sono il maresciallo, sono venuto a prendere il caffè da voi l’altro giorno, sono quello con la Ford grigia”: questa una delle formule utilizzate con le quali Intrepido si rendeva credibile. Oltre che per esponente dell’Arma, si sarebbe presentato come ufficiale della guardia di finanza, farmacista, medico, venditore di auto e immobiliarista: tante identità, ognuna idonea al contesto in cui intendeva colpire, ma tutte così ben costruite e convincenti da riuscire a far sì che il commerciante di turno eseguisse sul conto da lui indicato al telefono somme che a volte superavano anche i mille euro.

Le vittime, come detto, sono benzinai, gestori di tabaccherie e di edicole disseminati in tutta Italia: la truffa correva sulla linea del telefono, e su quella del web, a costi praticamente nulli a carico della gang. L’unica cosa che serviva alla banda per colpire erano infatti i conti sui quali fa confluire il denaro versato dagli ignari negozianti: e qui entrava in gioco la compagna di Intrepido. Secondo quanto si legge nelle 241 pagine dell’ordinanza cautelare spiccata dal gip Antonio Fiorentino del tribunale di Torre Annunziata, la donna aveva il compito di assoldare correntisti disposti a farsi versare sul conto il denaro illecitamente ottenuto.

Di qui la lunga lista di persone che ieri si è vista recapitare la misura restrittiva: in undici sono finiti in manette, a quattro sono invece stati concessi gli arresti domiciliari, mentre solo per due è stato disposto l’obbligo di firma.


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