La festa patronale di Ercolano. Una celebrazione religiosa e civile


In epoca medievale si chiamava Resina, ora è particolarmente celebre per gli splendidi scavi che testimoniano la fine di una civiltà. Ma Ercolano, oltre a essere una città storica, è da sempre stato un luogo che ha dato molta importanza alle tradizioni e ai costumi locali per non perdere la propria identità. Già in epoca romana celebrava con grande passione le feste bacchiche ed eraclee di cui sono rimaste alcune testimonianze nei dipinti ritrovati nell’antica Hercolaneum. Ma attualmente sono molte le celebrazioni che rendono vivo questo centro. Fra tutte, la più importante, è la festa patronale che si tiene il 15 agosto in cui si fondono senso religioso e civile. In questo giorno, la città non solo celebra la Madonna dell’Assunta , ma festeggia anche il riscatto baronale avvenuto il 14 agosto del 1699. All’epoca Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano costituivano un unico territorio chiamato “Baronia di Castellania” e creato da Giovanna II d’Angiò. Il feudo in seguito passò ai Carafa, poi, nel 1500, alla Corte di Napoli e nel 1698 a Marco Loffredo, marchese di Monteforte. L’anno seguente il Presidente della Regia Camera della Summaria, don Michele Vargas Macciucca, decretò la fine del vincolo feudale con il pagamento di circa 106 mila ducati al marchese Loffredo.

Madonna di Ampellone

Di certo però è la commemorazione del riscatto a essere stata inserita nella festa dedicata all’Assunta. Ciò si evince dall’antichità delle celebrazioni di quest’ultima. Basti pensare che già nel Medioevo era diffuso a Resina il culto della Madonna di Ampellone, o “Antiqua”. Nel Trecento questa fu sostituita dal culto della Madonna delle Grazie, la cui statuetta raffigura Maria, seduta sul trono, che allatta il Bambino Gesù. Nel centro storico di Ercolano è situato il più antico santuario mariano della zona vesuviana: la Basilica di Santa Maria a Pugliano, da qui il secondo nome della Madonna delle Grazie conosciuta anche come Madonna di Pugliano. L’edificio sacro era noto già nel Medioevo perché i pontefici romani concedevano indulgenze a chi lo frequentava e si dirigeva in loco per pregare. La prima testimonianza che parla della chiesa di Pugliano è del 15 novembre 1076 ed è contenuta in un documento proveniente dal monastero di san Sebastiano in Napoli. Nel Cinquecento la basilica visse il suo periodo di massimo splendore, che continuò anche il secolo dopo tanto che Carlo Celano, nel suo “Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli”, scrisse: “Frequentatissima stazione per le molte indulgenze che vi sono è la basilica di Pugliano, e nel primo venerdì di marzo e nel giorno della Pasqua di Resurrezione, in modo che questa strada vedasi piena di carrozze che vanno e vengono”.

sarcofagi

Nella basilica sono conservate numerose opere d’arte tra cui una copia del dipinto della Madonna di Ampellone risalente all’epoca bizantina e una statua della Madonna delle Grazie del 1300. Oltre ad alcuni dipinti del 1500 e del 1600, tra cui uno che rappresenta il Vesuvio in eruzione. Ad attestare l’antichità del santuario due sarcofagi del II e IV secolo d. C. adattati poi ad altari.

Fonti: Mario Carotenuto, “Da Resina a Ercolano”, Napoli, 1983
Carlo Celano, “Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli”, Napoli, 1672
Sito della Basilica di S. Maria a Pugliano


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