Dalla Grecia alla Campania: excursus sui vini nostrani


“Bacchus seu Dionysus iucundus et beneficus deus erat,

magnaque beneficia Graecia praesertim incolis praebebat:

rubri enim vini ac flavi frumenti dona Graeciae

oppidanis agricolisque a deo concedebantur.”

“Bacco o Dioniso era un dio giocoso e benefico,

offriva grandi benefici soprattutto agli abitanti della Grecia:

infatti venivano concessi dal dio

doni di vino rosso e frumento biondo

ai cittadini e agli agricoltori della Grecia.”

Il vino, la cosiddetta “bevanda degli dei”, accompagna sempre il cibo più raffinato e delizioso ed è una bevanda immancabile ed insostituibile sulle tavole imbandite, che dà un tocco in più con il suo sapore inebriante ed il colore deciso ed intenso o rosato e delicato. Ottimo anche sorseggiare in piacevole compagnia, nei calici eleganti e raffinati che ricordano un po’ gli antichi banchetti.

La Campania in particolare è una regione ricca di varietà di vini, rossi, bianchi e rosati DOC, DOCG e ITG, conosciuti ed apprezzati ovunque. I napoletani sono veri amanti e cultori del vino, che si sposa bene con sia con i dolci della tradizione culinaria sia con le pietanze salate. Sin dall’antichità la bontà del vino campano è stata lodata e decantata” da personaggi del calibro di Marziale, Plinio e Tibullo. Il “culto del vino” è un vero e proprio rito, dalle origini antichissime, che partono dalla Grecia sino ai giorni nostri: basta pensare che il famosissimo Aglianico è proprio di origine greca. Il Dio greco del vino, Bacco (o Dionisio) proveniente dall’Oriente, accompagnato da donne ebbre e dal suono deciso di flauti e tamburelli, fondò la civiltà occidentale, partendo dalla Grecia, lasciando tracce anche a Napoli, che fu non a caso uno dei porti che aprì i battenti ai vini greci. Grazie a numerose testimonianze, quali gli affreschi delle ville antiche e di Pompei, ancora oggi è possibile ammirare e capire come veniva conservato il vino, servito per lo più in vasellame ad hoc, realizzato con attraverso canestrelle, aratri, gomene e torchi.

Alcuni degli attuali vini che degustiamo, quali Aglianico, il Fiano, il Greco, la Falanghina, il Per’ e palummo, l’Asprinio, la Biancolella, la Coda di Volpe, la Forastera derivano dalla rpoduzione degli antichi vigneti Vitis Hellenica, Aminea Gemina, Vitis Apiana, Aminea Lanata o Minuscola. Purtroppo a partire dal Novecento, il patrimonio vinario ha perso molto in quanto c’è stata una grave infestazione di fillossera che ha distrutto molti vigneti. Grazie però all’intervento di alcuni produttori, che hanno cercato in tutti i modi e con tutte le loro forze di far fronte a tale crisi (onde evitare la completa perdita) attualmente e fortunatamente si contano 21 vini a denominazione d’origini, tra cui le 3 DOCG irpine, a cui corrispondono oltre 70 tipologie.

Cosa s’intende per vini DOC, DOCG ed IGT? 

Con l’acronimo DOC, s’intendono i vini a Denominazione di Origine Controllata, di cui quelli campani sono 15, più 4 a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG). I vini ad Indicazione Geografica Tipica (IGT) invece sono 10.

Vini a denominazioneLe Strade del vino sono state definite in Italia dalla Legge 27 luglio 1999, poi dal DM 12 luglio 2000, regolamentate in Campania con DGR n. 3504/01 e poi con varie e successive modifiche ed integrazioni. Sono nate con l’intento di valorizzare l’offerta enoturistica e promuovere il territorio: 10 sono le strade del vino riconosciute in Campania che includono 19 delle 20 denominazioni di origine campane, più la Strada del vino Doc Capri. All’inizio hanno aderito ben 130 aziende vitivinicole e cantine, 65 aziende agrituristiche, 78 aziende produttrici di prodotti tipici, 80 ristoranti tipici, 34 strutture turistico-recettive, 17 enoteche. Ogni strada è gestita da un Comitato ed ha il Statuto con relative regole di funzionamento. Ecco quali sono:

1) Le Strade del vino in Terra di Lavoro
2) La Strada dei vini e dei prodotti tipici Terre dei Sanniti
3) Le Strade dei vini e dei sapori d’Irpinia
4) Le Strade del vino Campi Flegrei
5) La Strada del vino e dei prodotti tipici del Vesuvio
6) Le Strade del vino e dei prodotti tipici della Penisola Sorrentina
7) Le Strade del vino e dei sapori Isola di Ischia
8) La Strada del vino Costa d’Amalfi
9) La Strada dei vini DOC Castel San Lorenzo
10) La Strada del vino Cilento sapori e storia

Vigneti Campania

Di seguito riportiamo un breve excursus sui vini caratteristici della provincia di Avellino, di Benevento, Caserta, Napoli e Salerno. Si tratta di prodotti di alta qualità e pregiatezza, riconosciuta a livello internazionale.

Carta dei vini campani

1. Vini della provincia di Avellino: Fiano di Avellino – Greco di Tufo – Taurasi – Irpina

Da sempre, l’entroterra irpino, ricco di vigneti, rilievi montuosi, corsi d’acqua, pianure e diviso in versante tirrenico ed adriatico, è stato terreno fertile per la produzione del vino. La linea ferroviaria Avellino Rocchetta Sant’Antonio non a caso è stata denominata “Ferrovia del vino”. I tre vini DOCG avellinesi, pregiati e conosciuti in tutto il mondo, sono il Greco di Tufo, il Fiano ed il Taurasi, alla cui base produttiva vi sono l’Aglianico, il Fiano ed il Greco. Il Taurasi è il più conosciuto tra i vini rossi del Sud. Il Fiano di Avellino ed il Greco di Tufo sono due vini bianchi dal profumo inconfondibile ed inebriante. Dulcis in fundo ma non di minore rilevanza e qualità, vi è l’Irpinia DOC, ultimo a livello di denominazione.

2. Vini della provincia di Benevento: Aglianico del Taburno – Taburno – Guardiolo – Sannio – Sant’Agata dei Goti – Solopaca

Nell’area della provincia beneventana, dalle campagne e paesaggi caratteristici, conosciuta comunemente come Sannio, costituito da 14 comuni, vengono prodotti ben sei vini DOC: l’Aglianico del Taburno e Taburno, il Guardiolo, il Sannio, il Sant’Agata dei Goti ed il Solopaca. L’Aglianico del Taburno è stato denominato dagli esperti del settore uno dei migliori vini rossi italiani, caratterizzato dal colore rosso rubino molto intenso, dal sapore piacevolissimo con retrogusto speziato, tabacco e chiodi di garofano e caratterizzato da aromi di marasca, confetture di frutti di bosco, vaniglia e pepe nero. Il Taburno invece può essere Rosso, Novello, a base di Aglianico, e Bianco e nella variante Piedirosso, Greco e Spumante. Grande rilevanza hanno il Taburno Falanghina e il Taburno Coda di Volpe, che nascono dagli omonimi vitigni. Infine il Gardiolo viene prodotto nell’area nord di Benevento.

3. Vini della provincia di Caserta: Asprinio di Aversa – Falerno del massico – Galluccio

Protagonisti dell’area casertana, nonostante ci siano meno vigneti rispetto alle altre province della Campania, sono i tre vini DOC: Falerno del Massico, Asprinio di Aversa e Galluccio. Il Falerno del Massico comprende tre varianti: bianco, rosso e rosso primitivo. Il Galluccio invece sei varianti: bianco, bianco riserva, rosato, rosato riserva, rosso e rosso riserva.
L’Asprinio di Aversa, denominato “il grande piccolo vino”, è un prodotto davvero unico ed inimitabile, che ha due tipologie: bianco e spumante. In un anno vengono prodotto ben 2.000 in media. Viene etichettato come vino proveniente da “da vigneti ad alberata” o “alberata”: solo le uve provengano esclusivamente da vigneti allevati con questa modalità di allevamento.

4. Vini della provincia di Napoli: Campi flegrei – Capri – Ischia – Lacryma christi del Vesuvio – Penisola sorrentina (Gragnano, Lettere e Sorrento)

Svariati, pregiati e gustosi sono i vini prodotti nella vasta provincia di Napoli. Per quanto concerne l’area dei Campi Flegrei, troviamo: il Campi Flegrei rosso e bianco DOC ed il Per’e palummo o Piedirosso dei Campi Flegrei DOC”, dal nome molto curioso. Il Capri bianco DOC nasce dai vitigni Greco, Biancolella o Sannicola, ha colore giallo paglierino chiaro, sapore asciutto con retrogusto acidulo ed è l’ideale per accompagnare la Caprese, capolavoro della tradizione dolciaria napoletana. Il Capri rosso DOC invece è prodotto nel vitigno Piedirosso, è di colore rosso rubino ed ha retrogusto di ciliegia. Per quanto riguarda i vini d’Ischia, vi sono l’Ischia Biancolella DOC, Forastera DOC e Piedirosso DOC ed Ischia rosso DOC, prodotti rispettivamente negli omonimi vigneti da cui prendono il nome (quello rosso nei vitigni di Guarnaccia e Piedirosso). Il Lacryma Christi del Vesuvio ha due tipologie: bianco DOC e rosso DOC, prodotti nei vigneti di Coda di Volpe Bianca e di Piedirosso.  Dai vitigni dell’Aglianico, Sciascinoso, Palummina, Surbegna e Castagneta nasce il Gragnano DOC, vino rosso dal sapore deciso, prodotto sui Monti Lattari.  Il Lettere DOC è anch’esso un vino rosso tipiacamnete frizzante, prodotto dai vitigni Castagnara, Piedirosso, Olivella ed Aglianico, con un fondo gradevolmente amarognolo. Nella Penisola sorrentina troviamo il bianco, rosso e rosso frizzante DOC. A Sorrento le tipologie Sorrento rosso e bianco DOC. Infine non si possono non menzionare il Vesuvio bianco, rosso e rosato DOC.

5. Vini della provincia di Salerno: Castel San Lorenzo – Cilento – Costa d’Amalfi (Furore, Ravello, Tramonti)

Gli amanti del vino possono gustare tre vini DOC, il Costa D’Amalfi, Cilento e Castel San Lorenzo, provenienti dalla zona salernitana, che costituisce un terzo della Campania. Dai vigneti dei Comuni della Costiera Amalfitana si ottengono vini di tipo Rosso, dal colore intenso rubino, saporito alla ciliegia e ai frutti di bosco, speziati. Il Bianco ed il  Rosato invece hanno gusto delicato e secco, dal retrogusto fruttato. La base è imperniata (per il Rosso e il Rosato), Piedirosso, Sciascinoso, Aglianico e Tintore e per il Bianco Falanghina e Biancolella. Il Cilento, con i suoi Comuni della costa e dell’entroterra, che vanno da Agropoli, Roccaforte dei pirati saraceni, a Sapri fino a sfociare in quelli che confinano con la Basilicata, è caratterizzato da territorio aspero, che a sua volta influenza la coltivazione della vite e dell’olivo. Per il Bianco la base è il fiano, per il rosato il Sangiovese e l’Aglianico, con Piedirosso e Primitivo, per il Rosso; il punto di forza della DOC Cilento è rappresentato dalla tipologia Aglianico, ottenuta dalla vinificazione in purezza dell’omonimo vitigno, invecchiato almeno un anno. Il Moscato Spumante di Castel San Lorenzo è l’ideale per accompagnare i dolci tipici della pasticceria partenopea.

E voi quale vino preferite? C’è davvero l’imbarazzo della scelta e come direbbero gli antichi “In vino veritas”, mentre un proverbio napoletano riporta testuali parole: ‘O vino fa sanco e ssalute” ovvero “Il vino fa sangue e salute”… D’altronde chi può negarlo? Un buon bicchiere di vino è sempre ben gradito! Ma attenti a non esagerare… Quando si è un po’ brilli, piccole verità vengono a galla!

Vini a denominazione

Fonte
Agricoltura Regione Campania


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