Dopo Guida a Port’Alba, chiude anche la libreria Loffredo


Dopo la storica libreria Guida a Port’Alba, anche Loffredo chiude la sua sede del Vomero e si trasferisce in altra sede a causa della crisi. I dettagli su ilmattino.it.

La brutta notizia è che la libreria Loffredo si trasferisce e chiude la sua storica sede vomerese di via Kerbaker, occupata fin dal 1981 e frequentata da appassionati e studenti, che soprattutto nel periodo di settembre e ottobre affollavano i locali per procurarsi libri indispensabili ai corsi del vicino liceo Sannazaro ma non solo, visto che, fra l’altro, la Loffredo è anche casa editrice di testi scolastici adottati in ogni ordine e grado in tutte le scuole, non solo campane ma italiane.

D’altra parte la Loffredo, come casa editrice, vanta anche prime edizioni di prestigio come Il resto di niente di Enzo Striano. La buona notizia è che però, anche trasferendo la sua sede, la Loffredo proseguirà nella sua attività libraria ed editoriale grazie a una ristrutturazione aziendale mirata e messa in cantiere ormai da tempo.

Ancora non si conosce il nuovo indirizzo, ma i responsabili della Loffredo assicurano che rimarranno ancora al Vomero, possibilmente poco lontano dalla sede storica. Di sicuro la situazione economica non è delle migliori e i fitti del quartiere non sono incoraggianti, “eppure siamo certi” dice Giovanni Loffredo, amministratore delegato dell’azienda, “che riusciremo a superare questa congiuntura davvero terribile, salvaguardando i posti di lavoro e il valore di una azienda storica come la nostra”.

La Loffredo infatti nasce sul finire dell’Ottocento e all’epoca aveva sede nel cuore di Napoli, a piazza Nilo. Oggi la sua attività è nel ramo libraio ma anche in quello editoriale, con la omonima casa editrice, ritenuta la più antica casa editrice scolastica italiana, che però nel corso degli anni si è aperta anche a linee editoriali universitarie e narrative. “Per noi questa è una nuova sfida” dice Paolo Loffredo, responsabile della casa editrice, “è vero, siamo tutti dispiaciuti per dover abbandonare i locali in cui lavoriamo da più di trenta anni, ma non ci abbattiamo, per noi conta molto la possibilità di continuare a lavorare, e ce la metteremo tutta come al solito”.


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