Almaviva, 400 licenziamenti: “Col mio lavoro porto avanti mia mamma” il racconto di Frncesca


Nella giornata di ieri, durante una riunione straordinaria il gruppo Almaviva Contact, ha annunciato circa 400 licenziamenti per i lavoratori napoletani. Si tratta del 50% dei dipendenti e la motivazione è da ricondurre ad un esubero di personale in proporzione al lavoro disponibile.

In realtà, l’azienda ha annunciato che attenderà 75 giorni prima delle lettere d’addio, giorni durante i quali si cercherà un accordo tra impresa, sindacati ed enti locali per trovare una soluzione.

Se nessun riparo si troverà, il 76esimo giorno partiranno i licenziamenti effettivi.

In effetti, già tre anni fa si presentò uno scenario simile: l’azienda annunciò che il lavoro era scarso e i dipendenti erano a rischio; tuttavia un contratto di solidarietà salvò la sorte dei lavoratori. Grazie infatti a tale ammortizzatore sociale, nei giorni in cui il lavoro era inferiore, alcuni dipendenti non si recavano negli uffici, ma percepivano ugualmente una percentuale di guadagno, di solito del 30%. Di questo ci informa Francesca, un’attuale dipendente di Almaviva, preoccupata per la situazione odierna:

“Il contratto di solidarietà prevedeva le giornate di solidarietà, durante le quali non lavoravi ma venivi pagata lo stesso. Ma solo di una percentuale. Anche se comunque, nel corso di 3 anni l’89% di queste giornate venivano annunciate ma puntualmente revocate”.

Francesca ci spiega che lavora ad Almaviva da 8 anni: 3 da interinale e 5 da dipendente, con contratto part-time.

Si occupa del servizio 190 della Vodafone, la quale rappresenta la commessa principale dell’azienda. I lavoratori, complessivamente, sono 800 e a temere sono le ultime persone assunte:

“Sono molto preoccupata per questi licenziamenti. Si parla di licenziare 400 persone e io temo per me: sono tra le ultime assunte, prima ero un’ interinale. E, in più non sono sposata, nè ho figli, per cui forse rischio di più. Non conosco bene i criteri di licenziamento, ma reputo la mia posizione abbastanza precaria.”

Inoltre, Francesca ci spiega che convive col compagno, ma con un solo stipendio arrivare a fine mese è impossibile. Teme per il suo futuro e teme per sua madre: “Col mio lavoro, porto avanti anche mia mamma, che ha avuto una grave malattia. Non abbiamo esenzioni per le analisi, dobbiamo pagarle tutte. E se perdo il lavoro, come si fa?”

La domanda retorica della giovane napoletana è simbolo di tutti i punti interrogativi lasciati aperti da un’intera generazione: dietro fallimenti aziendali, licenziamenti, esuberi e cassa integrati esistono storie umane. Esistono centinaia di racconti diversi, di sofferenza, disagi, di silenziosa sopravvivenza. A pagare il conto, è sempre quello che non si nasconde. Quello in vista, come i lavoratori, che scendono in piazza a scioperare, senza preoccuparsi di coprire il viso.

 

 


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