Teatro romano di Ercolano: fu il primo edificio ad emergere dalla cenere del Vesuvio


E’ di pochi giorni fa la notizia della sua riapertura: dopo venti anni di oblio ritornerà a splendere e verrà restituito al pubblico.

Il teatro romano di Ercolano fu sepolto durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. e ritrovato dopo gli scavi archeologici nell’antica città: fu il primo edificio ad essere scoperto nell’area vesuviana.

Fu costruito in un’area nei pressi del Foro durante i primi anni dell’età augustea e poteva contenere circa duemilacinquecento persone. Subì danni durante il terremoto del 62, ma fu durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che venne ricoperto da uno strato di ceneri, lapilli e fango, che solidificandosi produsse un solido strato di tufo, conservandolo intatto nel tempo.

Colonne e capitelli

Il teatro di Ercolano fu scoperto per caso nel 1710, quando un contadino, Ambrogio Nocerino, detto “Enzechetta”, scavò un pozzo per irrigare il suo orto e trovò alcuni pezzi di marmo che vendette poi ad un artigiano di Napoli. Emanuele Maurizio d’Elboeuf, per il quale l’artigiano lavorava, decise di acquistare il pozzo e iniziò ad indagarvi tramite cunicoli sotterranei. Nei primi scavi fu esplorata la zona del frontescena, del palcoscenico e dei tribunalia (posti riservati a personaggi importanti), nei quali furono rinvenute otto statue femminili e una maschile, colonne in marmo, un dolia (grosso contenitore in terracotta, usato per la conservazione di olio o vino) e un architrave.

Pozzo scavato da “Enzechetta” dal quale si scoprì il teatro

Nel 1738 iniziarono gli scavi sistematici, le prime mappature del sito e le pubblicazioni: il teatro romano di Ercolano divenne soggetto preferito dai giovani del Grand Tour. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato come rifugio antiaerei e dopo brevi campagne di scavo il teatro venne chiuso nel 1998. Il teatro oggi è ancora sepolto sotto la coltre di tufo ed è visitabile solo attraverso stretti cunicoli.

Resti di affreschi parietali e iscrizione dedicata al proconsole di Ercolano Marco Nonio Balbo

La facciata esterna presentava due ordini di archi a tutto sesto poggianti su piedritti in laterizio: la penultima arcata era decorata con lesene, capitelli corinzi e cassettone a stucco. La summa cavea era composta da tre grandini, protetta da un parapetto in tufo e vi era una porta che conduceva ad uno dei tribunalia. La media cavea comprendeva sedici file di sedili in tufo ed era divisa in sei settori tramite sette scalette: originariamente era rivestita in marmo, asportato durante le esplorazioni borboniche.

Pianta di Giovanni Battista Piranesi (1740 ca.)

L’orchestra di forma semicircolare, era pavimentata con lastre di marmo bianco e giallo antico: qui vennero ritrovati due seggi in bronzo, dedicati a Balbus e Pulcher (rispettivamente proconsole e console di Ercolano). Nei pressi del palcoscenico vi è il pulpitum, realizzato in mattoni e ricoperto in marmo, mentre la scena è in opera laterizia e si divide in due livelli con al centro una grossa esedra con la porta regia ed ai lati due porte hospitales. Alle spalle della scena vi è un lungo corridoio utilizzato dagli spettatori durante gli intervalli dello spettacolo.

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Plastico del teatro, Archivio Sommer

Fonti:

– www.ercolano.unina.it

– Arnold De Vos; Mariette De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Editori Laterza, 1982

– Parco Archeologico di Ercolano, sito ufficiale


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