Università: aumenta il divario fra Nord e Sud


Nonostante il disegno di legge che prevedeva la distinzione fra “Università di Seria A e di Serie B”, che avrebbe penalizzato ingiustamente gli atenei del Sud Italia, sia stato accantonato, è innegabile che le differenze ci sono e non fanno che aumentare nel disinteresse delle istituzioni. E’ quanto si rileva dai dati raccolti dalla Fondazione Res di Palermo sui “Nuovi divari – Un’indagine sulle Università del Nord e del Sud”.

Secondo lo studio la situazione di tutti gli atenei italiani sta peggiorando: dal 2008 ad oggi si sono immatricolati 66 mila studenti in meno, così come i docenti si sono ridotti di 52 mila con la conseguenza di 4.628 corsi cancellati. Delle perdite dovute anche agli scarsi investimenti da parte dello Stato nei confronti dello studio universitario: “solo” 7 miliardi di euro, quando la vicina Germania ne investe oltre 26.

Venendo al divario vero e proprio il 50% di studenti persi in questi anni è concentrato nel Mezzogiorno. Altri “primati” negativi del Sud sono nel numero di studenti che abbandona gli studi dopo il primo anno (4% in più rispetto al Nord) e il tempo medio per conseguire la laurea (5,5 anni al Sud, 4,5 al Nord). “Si va disegnando – rileva lo studio – un sistema formativo sempre più differenziato fra sedi più e meno dotate (in termini finanziari, di docenti, di studenti, di relazioni con l’esterno), con le prime fortemente concentrate in alcune aree del Nord del paese. Le nuove regole di governo del sistema stanno accentuando questa biforcazione”

Questa differenza non va di certo attribuita ai giovani del meridione, ma ad una politica che non ha fatto altro che lasciare affondare gli atenei più bisognosi di interventi pubblici: “Penalizzano le università del Mezzogiorno per la loro inefficienza senza spingerle realmente su un sentiero di miglioramento e di maggiore responsabilizzazione – si legge sempre nel rapporto – Piuttosto c’è bisogno di interventi che separino i meccanismi di finanziamento ordinari degli atenei dai problemi di recupero delle condizioni di efficienza”.


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