La Grotta della Sibilla. Prima dimora della celebre sacerdotessa


Il lago d’Averno era considerato dagli antichi la bocca dell’Inferno a causa della sua forma. Esso si trovava, e si trova ancora infatti, all’interno di un cratere vulcanico formatosi quattromila anni fa. Inoltre proprio il termine “Averno” deriva da “a-ornis”, cioé senza uccelli. Proprio perché a causa delle esalazioni sulfuree sprigionate dall’acqua nessun volatile sorvolava la bocca ormai spenta del vulcano. Nell’Eneide, Virgilio colloca proprio nei pressi del lago di Averno l’ingresso attraverso cui Eneide scese nell’Oltretomba, il Regno dei Morti.

Alcune fonti storico-letterarie, tra cui gli scritti di Plinio e Strabone che a sua volta citava lo storico Eforo, lo individuano anche come il luogo in cui era situato il mitico paese dei Cimmeri, popolazione che viveva sotto terra lì dove si aprivano le porte degli inferi. Tra il 38 e il 36 a. C., Agrippa e Ottaviano posero un freno alle leggende che si sviluppavano intorno a questa zona decidendo di costruirvi un porto necessario per contrastare i pirati di Sesto Pompeo. Per realizzare il Portus Iulius vollero unire, tramite un passaggio, l’Averno al lago Lucrino. Quest’ultimo fu inoltre collegato al mare grazie a una frattura realizzata nella duna costiera. Il porto però non fu in uso per molti anni a causa del bradisismo.

mappa grotta della sibilla

Mappa della Grotta della Sibilla

Ancora oggi però possiamo osservare i resti di quel periodo in cui furono edificate diverse costruzioni in questa zona. Sulle sponde orientali dell’Averno sono visibili i resti del cosiddetto Tempio di Apollo che in realtà è una grande aula termale. Sul lato nord vi è lo sbocco della Grotta del Cocceio, galleria militare lunga circa un chilometro, realizzata per collegare il porto con Cuma e che deve il nome al suo costruttore. Oggi è conosciuta anche come Grotta della Pace, dal nome del cavaliere spagnolo don Pedro de la Paz che, secondo gli storiografi, l’avrebbe esplorata nel 1507. Sulle coste meridionali è situata invece la Grotta della Sibilla, da non confondere con l’Antro individuato a Cuma.

grotta della sibilla

Questa grotta ha origine nel lago di Averno, trapassa il Monte delle Ginestre dove il foro craterico si abbassa, e arriva nel lago di Lucrino. Fu scoperta durante gli scavi archeologici promossi dai Borbone nel 1750 e 1792. Il tunnel, scavato nel tufo, si allunga per circa duecento metri. È largo poco più di tre metri e ne è alto quattro. Coperta da una volta a botte, la grotta manca di un rivestimento murario e di pozzi di luce, visto anche la sua scarsa lunghezza. Si distinguono però lungo le pareti delle piccole nicchie che potevano servire per ospitare le torce. Solo verso l’estremità della galleria c’è un vestibolo di laterizio e un’opera reticolata lungo il quale si succedono due archi. Poco prima di arrivare alla fine del tunnel, circa a metà del cammino, sulla destra, si apre una diramazione lunga solo settanta centimetri che porta in un corridoio. Da questo si possono scendere una trentina di gradini per arrivare ad alcune stanze sotterranee. Queste erano degli ambienti termali, usati per scopi terapeutici, conosciuti nel Medioevo come “Lavacro della Sibilla”, a causa della presenza di falde acquifere calde. Per i viaggiatori del Grand Tour era qui che dimorava la Sibilla, prima che venisse scoperto il suo “Antro” agli inizi del Novecento con le campagne archeologiche condotte da Gabrici nel 1910 e da Maiuri nel 1932. Oggi queste stanze sono invase dalle acque per il bradisismo e quindi sono inaccessibili.

Fonti: Romualdo Marrone, “Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Napoli”, Roma, Newton Compton, 1999; Patrizia Basso, “Via per montes excisa”, L’Erma di Bretschneider, Roma, 1997; Alessandro Chetta e Marco Perillo, “Nel buio per duecento metri con Caronte sulla soglia degli inferi” in “Corriere del Mezzogiorno”, 2011.


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