Montevergine, quando Mamma Schiavona salvò la Sacra Sindone


Non tutti sanno che la reliquia soggiornò nel Santuario della Madonna di Montevergine a Mercogliano, durante la Seconda guerra mondiale. Nel settembre del 1939, il re Vittorio Emanuele III si convinse che l’oggetto sacro posto nella cappella nei pressi del Palazzo Reale di Torino dovesse riparare in un luogo più tranquillo, ovverosia lontano da eventuali bombardamenti aerei degli anglo-americani. Iniziò un’operazione di estrema segretezza, lo stesso Duce non seppe nulla di ciò. Alcuni uomini si premurarono di spostare la reliquia a Roma il 7 settembre, poi il giorno successivo nel Quirinale. Prima di trasferirla fu ben protetta, ripercorro le parole presenti nel “verbale di consegna e di deposito temporaneo della SS.Sindone”:

“… E pertanto, dopo essere stata totla dall’abituale suo luogo la cassetta d’argento contenente la detta Reliquia e deposta in una cassa di legno, chiusa a viti, foderata di tela bianca ricucita all’ingiro e cinta con spago recante ai nodi il sigillo di piombo con le iniziali del conte generale Giovanni Amico di Meane, Reggente dell’Amministrazione della Real Casa in Torino…”.

Il principe ereditario Umberto I consultò Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI) allora sostituto della Segreteria di Stato di Sua Santità per gli Affari ordinari, affinché il Vaticano si premurasse di custodire l’oggetto sacro. La proposta fu respinta, poiché la Città del Vaticano corse lo stesso rischio di Torino.

In questo frangente, la Santa Sede convocò l’abate di Montevergine Ramiro Marcone. L’abate senza indugiare si recò a destinazione e comunicò con il Segretario di Stato, cardinale Maglione. Quest’ultimo lo rese a corrente dell’invito a spostare la reliquia a Montevergine, ebbene l’abate non tardò ad accettare l’invito. La scelta cadde su Montevergine non solo perché si presentò come luogo sicuro, ma anche dalla storica relazione che legò casa Savoia con la Madonna nera. Per raccontarne una, nel 1433 Margherita di Savoia donò un affresco di Pietro Cavallino dei Cerroni al Santuario per esprimere la propria devozione, in quanto scampò a un naufragio grazie all’intermediazione di Mamma Schiavona.

Il giorno 25 settembre l’oggetto sacro fu nascosto nell’edificio religioso, in particolare sotto l’altare del Coretto di notte. Eventualmente la struttura fosse bombardata, l’oggetto sacro sarebbe dovuto essere spostato in un luogo più sicuro del luogo sacro, in un corridoio artificiale profondo 145 metri. L’operazione fu così delicata che solo pochi membri del Santuario furono informati di ciò.

Sacra Sindone posta sotto all’altare del corretto da notte di Montevergine.

Nel 1943 durante l’occupazione nazifascista in Italia, i tedeschi non scoprirono la Sindone durante i loro controlli di routine nel Santuario. Alla fine della guerra, non si seppe quale dovesse essere il destino della reliquia, intanto nei primi di giugno del 1946 la casa Sabauda abbandonò patria e trono, dopo che il popolo italiano si espresse attraverso un referendum a favore della Repubblica. In questi momenti trepidanti, il 10 giugno del 1946 arrivò una lettera al Santuario, la Casa Savoia chiarificò il destino della Sindone, ebbene l’ordine fu di farla ritornare a Torino.

L’arcivescovo della città di Torino, Maurilio Fossati, si presentò personalmente a Montevergine il giorno 28 ottobre 1946, per riportare la Sindone a Torino. L’abate del Santuario, Roberto D’Amore, chiese al Cardinale di poter vedere la Reliquia, Fossati con estrema benevolenza acconsentì alla richiesta. Il salone di ricevimento fu preparato per la cerimonia di ostensione della Sindone. Alla fine della conferenza, alle ore 24 il Cardinale aprì le urne e scoprì la Sindone. Alle ore 1:30 finì il singolare evento, un film documentario immortalò tutto. Seguì lo spostamento della Sindone   nella Cappella della Madonna,  il Cardinale celebrò la messa alle ore 5:30 poi giunse il momento dei saluti, alcuni presenti caricarono l’oggetto sacro in auto. Il viaggio comprese una breve sosta a Roma prima di arrivare a Torino.

Cerimonia dell’ostensione della Sacra Sindone.

Il 19 maggio del 2013, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia grazie all’intermediazione dell’Associazione AMCOR, elargisce una riproduzione della Sacra Sindone al Santuario di Montevergine in ricordo di ciò che accadde durante la Seconda guerra mondiale.

Riproduzione della Sacra Sindone a Montevergine. In basso a destra c’è una targa con scritto: “Alla chiesa sorella di Montevergine la chiesa di Torino rappresentata dagli Amici delle Chiese d’Oriente (AMCOR) dona questa riproduzione fotografica autentica della Santa Sindone a ricordo e in riconoscenza per gli anni 1939 – 1945 in cui essa fu qui nascosta e protetta. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino Custode Pontificio della Sindone, 19 maggio 2013 Festa di Pentecoste”.

Sitografia:

http://www.santuariodimontevergine.com/la-sacra-sindone-a-montevergine-2/

http://www.frascati.enea.it/fis/lac/excimer/sindone/osservatore%20romano.pdf

http://www.avellinotoday.it/eventi/cultura/Sindone-montevergine-operazione-segreta-seconda-guerra-mondiale.html

Bibliografia:

Giovanni Mongelli, La Sacra Sindone a Montevergine e la sua ostensione il 28 – 29 ottobre 1946, Montevergine, 1973


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