Gaetano Filangieri, l’uomo rivoluzionario dell’illuminismo “napoletano”


Gaetano Filangieri fu uno dei più importanti giuristi e pensatori italiani. Nacque in un’antica villa di suo padre, situata presso San Sebastiano di Napoli (che oggi è San Sebastiano al Vesuvio), il 22 agosto 1753 da una famiglia nobile poichè il padre, Cesare, era il principe di Arianiello e sua madre, Marianna Montalto era la figlia del duca di Fragnito, mentre lo zio era l’arcivescovo Serafino Filangieri.

Fu avviato alla carriera militare, ma in seguito abbandonò questo percorso seguito da tutti i suoi coetanei aristocratici, per dedicarsi completamente agli studi. A soli 19 anni scrisse la sua prima opera “Pubblica e privata educazione”. Nel 1774 si laureò in giurisprudenza presso l’Università di Napoli ed esercitò per breve tempo l’avvocatura.

Secondo quanto afferma ilportaledelsud.org, Filangieri si adoperò a favore del progetto di riforma della giustizia, mettendosi così in luce a corte, dove ebbe incarichi fin dal 1777. Nel 1783 sposò la contessa Carolina Fremdel di Presburgo e subito dopo si trasferì a Cava de’ Tirreni dove elaborò la sua famosa Scienza della Legislazione.

Nel 1787, rientrò a Napoli chiamato al Supremo Consiglio delle Finanze, ma le sue condizioni di salute erano già molto gravi poichè era malato di tubercolosi. Si ritirò dunque a Vico Equense, dove morì il 21 luglio 1788, all’età di soli 35 anni.

Il suo illuminismo fu definito “napoletano”, poichè non era assimilato dall’esterno, ma prodotto in quella Napoli del ‘700 dove ancora sopravvivevano i privilegi feudali, il lusso sfrenato della nobiltà e del clero, mentre l’enorme massa plebea permaneva nell’ignoranza.

Proprio per questo problema si parlò della “Questione meridionale” che, non soltanto impediva il progresso, ma veniva messa in discussione proprio l’idea stessa di civiltà in quanto popolo, nobiltà e clero erano completamente separati socialmente e culturalmente. Ed è in questo contesto che Gaetano Filangieri rappresentò la voce riformatrice, la cui efficacia fu tuttavia limitata dalla precoce morte.

Per la Napoli borbonica, Filangieri aveva pensato ad un modello di monarchia illuminata, in cui il re guidasse una “rivoluzione pacifica”, da attuarsi attraverso la riforma della legislazione

Tale rivoluzione avrebbe dovuto scaturire delle riforme, quali: uguaglianza civile e pubblica istruzione per tutti i cittadini del Regno, libertà commerciale, codificazione delle leggi, riforma della giustizia, ridistribuzione delle proprietà terriere per creare un vasto ceto di piccoli proprietari, fiscalità basata su di un’imposta unica sul reddito prodotto.

Queste proposte erano però considerate fin troppo estreme, ribelli, per l’epoca, anche se erano sempre sorrette da concrete argomentazioni giuridiche. Solo alcune di queste proposte di Filangieri, vennero poi effettivamente messe in pratica.

L’opera di Gaetano Filangieri, “La Scienza della Legislazione”, progettata in sette volumi, fu pubblicata a partire dal 1780: Norme Generali, Diritto e Procedura Penale (1783), l’Educazione (1785). Una seconda parte uscì postuma. L’opera fu apprezzata da tutti, tranne dalla Chiesa cattolica che, nel 1784, la mise all’indice dato che Filangieri non solo aveva criticato il parassitismo ed i troppi privilegi del clero, ma aveva messo in campo proposte miranti al progresso.

Pensiero contrastante alla Chiesa cattolica fu però quello di Benjamin Franklin che prese alcuni spunti dalla sua opera per la stesura della Costituzione americana soprattutto in merito alla questione del “diritto alla ricerca della felicità” come diritto inalienabile di tutti gli uomini. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui il Comune di Napoli ha deciso di dedicargli il Maggio dei Monumenti 2019. Sempre a Gaetano Filangieri è dedicata anche la kermesse “la felicità abita qui” a partire dal 10 maggio a Vico Equense.

Inoltre, l’opera fu, insieme a “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, uno dei contributi italiani maggiormente diffusi e tradotti all’estero e suscitò interesse e discussioni sino al Novecento.

L’idea di Filangieri era quella di mirare al progresso e allo sviluppo del Regno siculo-partenopeo, attraverso una azione legislativa fondata sulla Ragione.


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