Napoli, oltre 460mila opere recuperate: c’è anche la “Resurrezione di Cristo” trafugata nel ’91


Sono 466.241 le opere recuperate l’anno scorso dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, unità periferica con competenza regionale sulla Campania del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

La maggior parte dei recuperi del 2020 riguarda il settore antiquariale, archivistico e librario (458.040), a seguire vi sono i beni di carattere scultoreo (7.299) per concludere con i reperti archeologici e numismatici provenienti da scavi clandestini (769). Per quanto attiene alla contraffazione, sono 238 le opere sequestrate: falsi di arte contemporanea – ma non solo – che, qualora immessi sul mercato, avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali più di un milione di euro.

Ci sono queste e altre buone notizie, sul contrasto dei traffici d’arte, nella pubblicazione “Attività operativa 2020” edita dal Comando Carabinieri TPC,  già disponibile sui siti www.beniculturali.it e www.carabinieri.it. Per quanto attiene al territorio campano, si registra un decremento del 16% dei furti in genere, confermato da un decremento anche degli oggetti trafugati del 27% (sia per luogo che per tipologia).

Il contrasto alle attività illecite è stato invece costante sia per quanto riguarda l’attività preventiva effettuata dai controlli e verifiche museali che repressiva relativamente alla denunce e numero di reati perseguiti.

Nel corso dell’anno venivano recuperati e restituiti dal Nucleo TPC di Napoli numerosi beni di elevatissimo valore storico-artistico, opere meglio descritte nella nota allegata al presente comunicato.

Di particolare rilievo, fra le opere recuperate dal Nucleo, vi è l’intero patrimonio facente parte dei Monasteri delle Clarisse. Nel corso di molteplici e concatenati controlli su siti on-line le indagini hanno consentito di pervenire all’identificazione di un antiquario romano che poneva in vendita, ed aveva venduto, numerosissimi beni, sia artistici che bibliografici – l’intera biblioteca racchiudeva infatti oltre 1200 volumi antichi che costituiscono un’importante testimonianza della storia dell’ordine religioso – provenienti dai Monasteri della Clarisse di Sezze (LT), di Latina e di Vitorchiano (VT). La complessa attività di recupero si è sviluppata oltre che nei confronti del citato antiquario anche attraverso il sequestro delle opere vendute ai vari acquirenti sparsi su tutte il territorio nazionale che, ignari della provenienza, hanno acquistato i beni. Sono in corso approfonditi accertamenti finalizzati ad accertare ulteriori responsabilità nonché finalizzati al recupero dei beni venduti all’estero.

Il 2020 è stato un anno particolarmente significativo per i recuperi effettuati. Il Nucleo TPC di Napoli ha restituito anche una serie di opere dettagliatamente descritte nelle “Storie investigative dei recuperi”.

DIPINTO “LA RESURREZIONE DI CRISTO” DI AUTORE IGNOTO

Il 19 febbraio 2020, ad Acerra (NA), nella Chiesa del Santissimo Purgatorio, alla presenza del Sindaco di Acerra (NA) Raffaele Lettieri, del Vescovo della Diocesi di Acerra S.E. Mons. Antonio Di Donna e del Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, Maggiore Giampaolo Brasili, si è svolta la cerimonia di riconsegna di una parte del dipinto (la più significativa dal punto di vista iconografico) dal titolo “La Resurrezione di Cristo” di autore ignoto, asportato dalla citata Chiesa nell’anno 1991.

L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli, trae spunto dalla denuncia di furto, presentata da un antiquario napoletano, di numerose opere d’arte in suo possesso e conservate all’interno del magazzino. Oltre ad accertare che la denuncia non era altro che un mezzo, messo in atto dallo stesso antiquario per tornare in possesso di beni da lui posti in commercio indebitamente (nell’abitazione del denunciante sono stati rinvenute opere d’arte da lui stesso inserite in denuncia), i riscontri investigativi hanno consentito, altresì, di sequestrare numerosissime opere provenienti da 12 furti avvenuti in tutta Italia in danno di private abitazioni e di istituti di culto. Oltre alle opere di antiquariato, nel corso delle indagini sono stati sottoposti a sequestro, altresì, più di 4000 reperti archeologici tra monete e vasi.

Nel Duecento Napoli traboccava di ori, smalti, argenti e gemme. Cuore pulsante di arte e cultura, crocevia tra le regioni d’Oltralpe e il Mediterraneo, il capoluogo campano era una delle città più prospere d’Europa e quel suo “Secolo d’oro” è tuttora raccontato da mostre che ne ripercorrono la storia millenaria, unica al mondo per l’intreccio di ricchezza, fede e sapienza popolare. In quel tempo la città è divenuta luogo di produzione senza eguali per reliquiari, dipinti, statue, oggetti preziosi ma anche simboli di fede, un’eredità molto sentita in territorio campano. Un reliquiario non è solo un bell’oggetto, ma il riflesso di un credo profondo che si alimenta della vicinanza alle spoglie terrene del Santo. Il fedele, volgendo lo sguardo al suo volto dipinto, crede di essere dinnanzi a lui in carne e ossa, come i primi cristiani al cospetto alle icone. Quando un’opera d’arte legata al culto è rubata da una chiesa, è un danno inestimabile per il ruolo e l’importanza che quel bene riveste per la comunità.

Importanti opere d’arte trafugate dalle chiese della Diocesi di Aversa, di Capua e di Teano sono state restituite il 5 dicembre 2020, nella sede del Seminario Sacro-Cuore del Pontificio Istituto Missioni Estere di Trentola Ducenta (CE) al Responsabile Regionale Campania CEI e Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici di Aversa (CE), Mons. Ernesto Rascato. Saranno presenti il Vescovo S.E. Mons. Angelo Spinillo.

Le opere

  • Ostensorio in argento asportato il 12/9/2012 dall’Istituto Missioni Estere di Trentola Ducenta (CE)
  • Reliquiario dorato asportato il 6/1/2017 dalla chiesa di Sant’Audeno di Aversa (CE)
  • Statua Bambino Gesù asportata tra il 2005 e il 2014 dalla chiesa di Santa Maria a Monte a Vairano Patenora (CE)
  • Registro di introito Messale romano asportati dalla Congrega Monte dei morti di Capua (CE) in epoca imprecisata
  • Dipinto Papa Leone XIII asportato dal Palazzo Arcivescovile di Capua (CE) in epoca imprecisata
  • Dipinto Cardinale Serra di Cassano asportato dal Palazzo Arcivescovile di Capua (CE) in epoca imprecisata

I Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale del Nucleo di Napoli, coordinati dalla Procura della Repubblica partenopea, hanno individuato un’organizzazione criminale che agiva con base logistica in Campania, coinvolta nel furto di opere d’arte e manufatti nei luoghi di culto e negli istituti religiosi dell’intero territorio nazionale.

Attraverso una complessa indagine, i Carabinieri hanno individuato ventinove persone. Quattro i ladri che organizzavano i ‘colpi’, da cui il nome dell’indagine “FourFour”, i rimanenti indagati sono ricettatori e acquirenti. L’attivissima banda criminale è ritenuta responsabile di 55 furti, molti dei quali si sono conclusi con lieto fine e beni restituiti, come per il Tesoro di San Donato di Acerna (SA) e altri beni in tutta Italia, a Potenza, Matera, Occhiobello, per citarne soltanto alcuni. Ladri senza scrupoli che non hanno esitato, dopo aver discusso con i ricettatori, a dedicarsi ad altri tipi di crimini, come la rapina e il sequestro di un anziano.

Le indagini hanno fatto accertare che la banda era attiva già da numerosi anni nel settore dell’antiquariato e dei beni ecclesiastici grazie alle specifiche conoscenze dei ricettatori che, appassionati d’arte o, in alcuni casi, ex titolari di negozi, erano il tramite per la commercializzazione degli oggetti proventi di furto. L’iter era consolidato: alcuni avevano il compito di effettuare sopralluoghi per individuare luoghi di culto vulnerabili e non vigilati, altri si occupavano del reperimento dei beni per individuare i canali illeciti di vendita, ad altri ancora spettava infine la collocazione dei pezzi rubati, dai mercati rionali per gli oggetti di minore rilevanza a trattative private nel caso di opere di notevole valore commerciale.

Di fondamentale importanza, per l’individuazione dei beni, è risultata la comparazione delle immagini degli oggetti sequestrati con quelle contenute nella “Banca dati dei beni culturali”

Nell’ambito della stessa attività investigativa venivano recuperati due pannelli Luigi XVI in marmo policromo trafugati dalla Chiesa di Santa Maria della Consolazione di Pozzuoli (NA), già restituiti alla Diocesi.


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