26 luglio, Sant’Anna: la madre della Vergine Maria e protettrice delle partorienti


 

Sant’Anna di Bacoli

Il suo nome deriva dall’ebraico Hannah e significa “grazia”. Di lei non vi è traccia nei Vangeli Canonici, ma ne raccontano invece i Vangeli Apocrifi: Vangelo di Matteo, detto di pseudo-Matteo; “Protovangelo di San Giacomo”, il più antico scritto intorno al II secolo. Sant’Anna era figlia di Achar e apparteneva alla tribù di Giuda della stirpe di Davide. Molto giovane si sposò con Gioacchino, ricco ventenne che apparteneva alla sua stessa tribù. I due costruirono la loro casa lì dove oggi sorge la chiesa di sant’Anna, costruita dai crociati nel 1140, affidata dal 1856 ai Padri Bianchi e considerata l’edificio di culto più bello di Gerusalemme.  Dopo vent’anni di matrimonio non avevano avuto ancora figli poiché, secondo il gran sacerdote, su di loro si era abbattuta la maledizione divina. Disperato per questa sentenza Gioacchino decise di ritirarsi tra le montagne allontanandosi dalla sua sposa. Ma un giorno, alla donna apparve un angelo che annunciò l’arrivo di un figlio: “Anna, Anna, il Signore ha accolto la tua preghiera: concepirai e partorirai, e della tua prole si parlerà in tutta la terra”. Secondo il “Protovangelo di San Giacomo” Anna ebbe l’apparizione mentre si trovava al tempio per pregare, il Vangelo di pseudo-Matteo assicura invece che la rivelazione angelica avvenne all’esterno del tempio di Gerusalemme, davanti la porta dorata. Anche Gioacchino ricevette il santo messaggio e decise di tornare dalla moglie.

“Incontro alla porta aurea”, Giotto

L’iconografia orientale ha reso celebre l’incontro di Anna e il suo sposo che ritorna consacrandolo come “l’incontro alla porta aurea” di Gerusalemme, aurea poiché la porta del tempio fuori al quale si rividero era dorata, anche se non ci sono notizie storiche. Dopo nove mesi Anna partorì una bambina a cui diede il nome di Maria, ossia “prediletta del Signore”. A tre anni la piccola fu condotta al tempio di Gerusalemme, dove fu consacrata al suo servizio rispettando la promessa fatta dai genitori nel momento in cui avevano chiesto la grazia di un figlio. Alcuni Vangeli Apocrifi narrano che Anna visse fino a ottant’anni e che dopo la morte di Gioacchino si risposò altre due volte dando vita a due figli considerati, soprattutto nei paesi di lingua tedesca, la “Santa Parentela di Gesù”. La devozione nei confronti della Vergine Maria fu così grande da far nascere, con il passare del tempo, santuari anche in onore della madre il cui culto si sviluppò a partire dal VI secolo raggiungendo la sua massima diffusione in Bretagna. Per la difficoltà avute nel corso della sua vita, sant’Anna divenne la patrona delle partorienti e delle donne che chiedevano la grazie di concepire.

Ma a cosa si deve la santità di Anna? Nel Vangelo Gesù dice: “Dai frutti conoscerete la pianta”, quindi dalla santità del frutto, cioè di Maria, deduciamo la santità dei suoi genitori Anna e Gioacchino. La Chiesa cattolica, per volere di Papa Sisto IV che introdusse la festa nel Breviario Romano nel 1481, ha fissato la data della memoria liturgica al 26 luglio. Tra le celebrazioni più importanti in Campania, si ricorda la “Festa a Mare agli Scogli” di Ischia.

Fonti: Pierre Pierrard, “Dizionario Larousse dei nomi e dei santi”, Gremese Editore, Roma, 2003

Edouard Urech, “Dizionario dei simboli cristiani”, Arkeios, Roma, 1995

“Israele”, Touring Editore, Milano, 1998

“Vangeli Apocrifi”, Giunti, Milano, 1994


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