Gaspar van Wittel, il pittore che dipinse Napoli nel suo splendore


Molti suoi dipinti sono oggi esposti all’interno del palazzo Zevallos Stigliano, struttura risalente al XVII secolo. Eppure questo grande artista non era napoletano, neanche italiano, era nato ad Amersfoort, una cittadina in provincia di Utrecht. Gaspar van Wittel, o forse come molti di voi lo ricordano, Gaspare Vanvitelli, nacque nel 1653 in Olanda, dove fu allievo di Jan van der Heyden, Gerrit Berckheyde e Matthias Withoos; ma ad appena vent’anni si trasferì in Italia, precisamente a Roma, dove morì il 13 Settembre 1736. Il pittore arrivò nella nostra Penisola seguendo la celebre pratica del Grand Tour che raggiungerà l’apice a metà del XVIII secolo. Eppure non rappresenterà mai nei suoi dipinti i classici soggetti tanto cari a coloro che intraprendevano questo tipo di viaggio.

“Vista del porto di Napoli” di Gaspar van Wittel

Van Wittel fu il primo vero vedutista della storia dell’arte. Se infatti i suoi coetanei rappresentavano gli edifici in prospettiva, con riprese prevalentemente dall’alto, egli soleva osservare i paesaggi naturali e i cittadini che lo circondavano per poi riprodurli come in un’istantanea fotografica. Il suo obiettivo era raffigurare fedelmente la realtà, senza interpretazioni né sentimenti, semplicemente così come appariva. Possiamo affermare che il pittore rappresentò attraverso la sua arte anche quelle idee illuministe che, in un secondo momento, si svilupperanno soprattutto in Francia portando alla realizzazione dell’ “Encyclopédie”. Per rendere le sue rappresentazioni ancora più reali, van Wittel usava una camera oscura portatile, detta camera ottica. Grazie a questo strumento protofotografico senza pellicola il pittore poteva proiettare l’immagine di ciò che voleva rappresentare su una superficie opposta, dove appariva capovolta e sfocata. Dopo essere stata raddrizzata e resa nitida con lenti e specchi si rifletteva su uno schermo di carta oleata o su un vetro smerigliato e a quel punto l’artista poteva ricalcarla.

“Veduta del Largo di Palazzo”, Gaspai van Wittel

Van Wittel si trasferì a Napoli dal 1699 al 1702 ospite del viceré spagnolo. E a questa città si ispirò per dipingere alcune delle sue opere più belle. Si ricorda, fra tutte,  “La Veduta del Largo di Palazzo”, l’attuale Piazza del Plebiscito. Ne realizzò quattro esemplari, tutti sulla base di un disegno preparatorio conservato nel Museo di San Martino. Egli dà una visione nuova della piazza e del Palazzo Reale, poiché quest’ultimo non occupa tutto il dipinto con una ripresa frontale che lo elegge a unico protagonista. Largo di Palazzo è visto da un angolo da cui è possibile osservare tutto: il Palazzo Reale, la piazza e l’antica sede vice-reale, eretta dopo il 1533 per volontà di Pedro de Toledo poi demolita per fare spazio al Real Teatro San Carlo. Inoltre fu proprio negli anni che trascorse nel capoluogo campano, che sua moglie diede alla luce nel 12 maggio 1700, Lodewijk van Wittel. Non solo Gaspar fu l’antesignano del vedutismo, ma fu anche padre di uno dei più importanti architetti del Settecento: Luigi Vanvitelli. Il giovane inizialmente seguì le orme paterne cimentandosi nella pittura, capendo poi che la sua vera strada era l’architettura. Ma forse fu proprio grazie alle ore passate con van Wittel e agli edifici che vedeva rappresentati dal padre in un modo così realistico, che il nostro Vanvitelli riuscì a realizzare, in Campania, uno dei primi esempi di Neoclassicismo italiano: la Reggia di Caserta.

Fonti: Giuliano Briganti, “Gaspar van Wittel e l’origine della veduta settecentesca”, Roma, Ugo Bozzi, 1966

Cristian Bonetto, Josephine Quintero, “Napoli e la Costiera Amalfitana”, Torino, EDT, 2010


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