Musei

Il Museo di Pulcinella. La maschera simbolo di Napoli

Tra le tante maschere della Commedia dell’Arte, indubbiamente, in Campania, Pulcinella è la più famosa. Era quindi d’obbligo dedicare un articolo della nostra rubrica dei musei partenopei, al Museo a lui dedicato. A venti chilometri dal capoluogo campano, all’interno del primo piano del castello baronale di Acerra, edificato a sua volta sulle rovine di un antico teatro romano, è situato il Museo di Pulcinella, del Folklore e della Civiltà Contadina. Documenti, opere d’arte, costumi, apparati di scena e oggetti della vita quotidiana portano il visitatore nel mondo di questa celebre maschera. All’interno della struttura, fondata ed allestita dal Centro di Cultura “Acerra Nostra” nel 1992, una sezione racconta il viaggio di Pulcinella e della Commedia dell’Arte. Tradizionalmente, alla maschera si attribuiscono origini incerte connesse ai ciarlatani e ai saltimbanchi di strada del Cinquecento, ben cent’anni prima che i canovacci della Commedia dell’Arte ne parlassero. Per alcuni il suo nome deriva da “pollicino” cioè pulcino, termine con il quale erano definiti, già nel Trecento, i giullari napoletani che si servivano di uno strumento di latta, la pivetta, per rendere la voce simile a un pigolio.

Massimo Troisi in Pulcinella

Per altri, ad ispirare quel celebre nome fu Puccio d’Aniello, un contadino d’Acerra, dotato di un naso lungo e adunco, reso popolare da un ritratto di Annibale Carracci. Alcuni, infine, pensano che Pulcinella sia una trasposizione napoletana di Maccus, uno dei quattro personaggi della commedia atellana, considerato un balordo, ghiottone, sempre innamorato e spesso malmenato. Sulla scena indossava un abito bianco e una mezza maschera, proprio come la nostra maschera acerrana.

All’interno del museo sarà quindi possibile scoprire le molteplici origini di Pulcinella e visionare documenti originali che ne trattano. Presenti anche costumi e foto degli attori che lo hanno interpretato, da Antonio Petito e Massimo Troisi, oltre a numerose opere d’artigianato campano, antico e moderno, raffigurante il mascherato più celebre di tutti i tempi. Sono anche ricostruiti un gabbiotto teatrale da piazza del 1600, un presepe pulcinellesco e diversi teatrini delle guarattelle, gli antichi burattini a guanto, provenienti da tutto il mondo.

La struttura presenta un’altra sezione che espone utensili e materiali della Terra di Lavoro, l’antica Liburia, regione dell’Italia meridionale, oggi suddivisa tra Lazio, Campania e Molise. Ricostruiti anche gli ambienti domestici del tempo che servono a ripercorrere e comprendere, attraverso le sale da cucina e le scuderie, il contesto culturale dell’epoca.

Il museo comprende anche un Archivio, una Biblioteca, dedicata ad Angelo Manna, autore de “L’Inferno della Poesia Napoletana” e una Videoteca con una sezione di ricerca dedicata ad Alfonso Maria di Nola, antropologo napoletano morto nel 1997. Non può mancare una visita al monumento a Pulcinella, situato nel cortile interno del castello, che ha realizzato lo scultore Gennaro d’Angelo. Obiettivo del museo è contribuire alla crescita di Acerra partendo dalla riscoperta e dal recupero della cultura materiale del territorio, pur sapendo che non riuscirà mai a spiegare del tutto i molteplici significati che si nascondono dietro la maschera che racchiude in sé l’anima del popolo napoletano.

Fonti:
Agnese Palumbo,Maurizio Ponticello, “Il giro di Napoli in 501 luoghi”, Newton Compton, Roma, 2014
Fondazione Teatro Comunale di Bologna, “Pulcinella, Stravinskij: Arlecchino, Busoni, Pendragon”, Bologna, 2007