Daniele Sepe: “Il problema dei ragazzi non è cosa fare da grandi, ma cosa fare la sera”


Daniele Sepe, intervistato dal giornale Huffingtonpost.it si esprime sugli episodi di criminalità che hanno interessato nei giorni scorsi alcuni quartieri di Napoli e sulle misure che verranno adottate per contrastare il fenomeno. Il musicista non le manda di certo a dire e ci va giù duro con tutti “Per la prima volta, potrei essere d’accordo con Saviano: il problema di Napoli non è solo criminale, è sociale, economico, politico”. “L’omicidio di Gennaro è l’ultimo di una serie di delitti. – continua il musicista – A Napoli è scoppiata una guerra per il controllo delle piazze di spaccio. Però anziché guardare alla realtà si invoca l’intervento straordinario dello stato, che con la sola forza della repressione dovrebbe sconfiggere il crimine, come se fosse quello il problema“.

Secondo Sepe l’unico modo per risolvere il problema è legalizzare almeno le droghe leggere e togliere una buona fetta di entrate alla malavita organizzata: “A Napoli lo spaccio di droga rende come renderebbe una piccola-media azienda. E siccome a Napoli non si capisce bene di cosa si campa, quando hai una piazza al centro storico con cui si fanno soldi, molti si mettono a fare soldi. Io non giudico. Mi chiedo una cosa: se questi si ammazzano per lo spaccio di droga, significa che sono moltissimi quelli che la usano. Infatti, si strafanno tutti: avvocati e mariuoli, borghesi e sottoproletari“.

Dunque è inutile reprimere con la forza i clan, basterebbe che lo stato si impegnasse a togliere loro il mercato, poi parla dei ragazzini che, come Gennaro Cesarano, crescono nel rione Sanità  “Avere 17 anni al Rione Sanità non è come avere la stessa età a Posillipo o nel nord Italia. A 17 anni in certi posti di Napoli si rimane incinta, si è già stati in galera, si sono accumulate esperienze che ti fanno essere uomo – e poi aggiunge –  Il loro problema non è cosa fare da grandi, ma cosa fare la sera. Conviene a tutti avere ragazzi così. Conviene ai clan, e conviene allo stato: rincoglioniti come sono se ne stanno zitti e buoni“.

Poi, interrogato dal giornalista, il musicista attacca anche Gomorra, la serie-tv “ha creato degli imitatori. Il mio non è un commento da intellettuale del cazzo o da radical chic. A Napoli è un pensiero diffuso: trasformare Napoli in una città da telefilm, non è una cosa intelligente“. Infine Sepe parla di De Magistris La rivoluzione? Forse De Magistris, l’ha fatta a Posillipo, nei quartieri bene, ‘sta rivoluzione. Qui, sinceramente, non ce ne siamo accorti


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