Legambiente: “La Campania senza piano antincendio boschivo. La prevenzione si fa prima”


Solo in questo primo scorcio di estate 2017, da metà giugno ad oggi, sono andati in fumo in Campania ben 2461 ettari di superfici boschive, pari al 84% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016. La Provincia di Salerno la più colpita 963 ettari pari al 37% del totale della superficie regionale bruciata, segue la provincia di Napoli con 829 ettari e Provincia di Caserta con 634 ettari. Sono questi i numeri da capogiro, aggiornati al 12 luglio, elaborati da Legambiente sulla base dei dati raccolti dalla Commissione Europea.

“Le fiamme sul Vesuvio come nel resto della Regione sono un pericoloso segnale di rifiuto di legalità . La quantità di ettari di boschi e pinete distrutti in pochi giorni costituisce un pesantissimo e gravissimo affronto al patrimonio di natura e biodiversità della nostra regione e in particolare del Parco Nazionale del Vesuvio.” Dichiara Antonio Gallozzi, direttore di Legambiente Campania.

“Gli incendi estivi – continua – si combattono soprattutto in inverno e primavera con la manutenzione ordinaria che spesso manca , con la pulizia del sottobosco, il decespugliamento laterale lungo le strade, la manutenzione di sentieri spartifuoco, il ripristino delle murazioni dei vecchi sentieri. E si spengono soprattutto da terra prima che degenerino, ma bisogna avere mezzi e capacità di coordinarli, e bisogna muoversi su un territorio che non sia reso inaccessibile dall’incuria.”

“Il dato più rilevante – commenta Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – che emerge dal report è che la gestione dell’emergenza incendi è stata segnata fino ad ora da troppi e ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale a partire dalle Regioni. Ad oggi la Campania non ha ancora approvato il Piano AIB 2017 (piano antincendio boschivo) e le relative modalità attuative per organizzare la prevenzione, il lavoro a terra, e gli accordi con i Vigili del Fuoco e con la Protezione Civile.”

“Ai ritardi, va aggiunta il numero insufficiente delle squadre di operai forestali e soprattutto l’assenza di strategie e di misure di adattamento al clima. In questo quadro – commenta Legambiente – si inserisce anche il processo di riorganizzazione delle funzioni dell’ex Corpo Forestale ora assorbito nell’Arma dei Carabinieri e i ritardi nazionali dovuti al fatto che il Governo e i Ministeri competenti non abbiano ancora approvato i decreti attuativi necessari al completamento del passaggio di competenze, personale, strumenti e mezzi per quanto riguarda l’antincendio boschivo”


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