E’ morto Bruno Sammartino. L’abruzzese che divenne il campione più longevo del Pro Wrestling


 

E’ morto il 18 Aprile a Pittsburgh, sua città di adozione, l’ex lottatore Bruno Sammartino, nativo di Pizzoferrato, in provincia di Chieti, località dalla quale partì alla volta degli Stati Uniti. A dispetto dei suoi 82 anni Bruno Sammartino era un fiume in piena, un vulcanico vecchietto fiero delle sue origini, per tanti anni messo ai margini dall’attuale dirigenza della WWE  ( ex WWF), la principale federazione mondiale di wrestling professionistico per non aver mai accettato la linea di condotta, partita a metà degli anni 80’, del management della Federazione tesa a privilegiare la parte relativa all’intrattenimento rispetto a quella agonistica. L’atleta italiano, sebbene anche ai suoi tempi i verdetti degli incontri era già determinati a tavolino, era più legato all’aspetto agonistico della lotta, di conseguenza non vedeva di buon occhio i lottatori che erano più attori che wrestlers. Il lottatore abruzzese, difatti, oltre alla forza bruta aveva un buon background tecnico e una cura maniacale del fisico, la sua idea di wrestling era più simile agli attuali spettacoli di Puroresu ( così è chiamato lì il wrestling) giapponesi, molto più realistici .  “The Italian Stongman” o “The Living Legend”  realizzò  il suo “sogno americano” diventando  il campione più amato degli anni 70’ nella federazione di proprietà della famiglia Mac Mahon; tanto per dare un’idea di cosa ha fatto Sammartino nella sua carriera professionistica basti pensare  che detiene tuttora i record del “regno” più lungo da Campione del Mondo ( 1963-1971) dell’allora World Wide Wrestling Federation per 2.803 giorni consecutivi, e il record del giorni totali da campione del Mondo, ben  4.040, un qualcosa di impensabile per quelli che sono i canoni attuali del wrestling. Suo anche il record del tutto esaurito per ben 187 (188 con la sua introduzione nella “Hall of Fame”) volte al Madison Square Garden. Sammartino negli anni d’oro della sua carriera divenne un’icona assoluta dello sport in America, travalicando i confini della lotta libera ( allora uno sport decisamente secondario); Bruno era una garanzia per la sua solidità atletica e per il suo carisma,  la comunità italo americana e quella degli emigrati in generale vedevano in Sammartino, uomo venuto su dal nulla, la vera realizzazione dell’ “America Dream”.  Dopo gli anni in rotta di collisione con la dirigenza WWE, finalmente nel  2013 è stato introdotto anche nella WWE Hall of Fame, anche grazie alla forte pressione del  suo fraterno  amico Arnold Schwarzenegger.  Il  5 Agosto del 2017 Sammartino tornò nella sua Pizzoferrato, per l’occasione gli furono consegnate le chiavi della città ( lo stesso riconoscimento che gli è stato tributato dalle città di Tokyo, San Francisco e Auckland) e, inoltre, in suo onore fu eretta una statua che lo raffigurava.  Sammartino è stato uno dei lottatori più forti e popolari di sempre, sicuramente il lottatore italiano più forte e vincente di sempre ( l’Italia ha una grande tradizione nel wrestling) con lui va via anche la visione romantica di uno sport mai troppo apprezzato nella penisola per le sue esagerazioni ed alcuni momenti trash, aspetti dai quali Bruno Sammartino, da Pizzoferrato ha sempre preso le distanze.


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