Corruzione al Tribunale di Napoli: mazzette per scarcerare un pregiudicato di camorra

Immagine di repertorio


Sono a dir poco sconcertanti i nuovi elementi emersi nell’ambito delle indagini per corruzione al Tribunale di Napoli. Un giro di raccomandazioni e mazzette per superare concorsi pubblici, ma anche per ottenere scarcerazioni e assoluzioni. A rendere noti i fatti è Nico Falco di Fanpage.it.

Attori principali sembrano essere Antonio Di Dio e Alberto Capuano, rispettivamente consigliere municipale e magistrato. Da alcune intercettazioni sarebbe emerso che Di Dio abbia chiesto aiuto a Capuano per far superare l’esame in magistratura alla figlia: alla moglie dice che tutto è a posto grazie al favore di Capuano, il quale lo avrebbe a sua volta confermato in altre intercettazioni. L’esame è stato poi effettivamente superato dalla ragazza, ma a tal proposito non esistono ancora riscontri sulla compromissione dell’esame stesso.

Un altro caso riguarda il superamento di un concorso per l’Arma dei Carabinieri: Antonio Di Dio avrebbe chiesto 10mila euro in due tranche per indirizzare una ragazza verso le persone giuste e vedersi spalancate tutte le porte. Questo è quanto emerge da intercettazioni.

Altre intercettazioni mettono in luce una richiesta di denaro verso una donna, sorella di un carcerato, affinché questi potesse ottenere la libertà grazie a un magistrato importante. Della vicenda si perdono poi le tracce, dunque non si hanno elementi circa la presunta commissione effettiva del reato.

Un altro episodio riguarda una presunta richiesta di denaro per scarcerare un pregiudicato del clan Mallardo: un affare che coinvolge diversi soggetti che, nel Tribunale di Napoli, riuscivano ad “aggiustare” i processi.

Il gip di Roma Costantino De Robbio scrive che “Un gruppo di soggetti, tra i quali (almeno) un Giudice” può “influenzare in vario modo la sorte di importanti processi penali pendenti in fase dibattimentale o in Corte di Appello, sospendere procedure esecutive penali e ritardare verifiche dei crediti fallimentari, provocare la scarcerazione di detenuti e il dissequestro dei beni di importanti esponenti della criminalità organizzata fino ad estendere la propria influenza sul concorso in magistratura, il cui esito è stato distorto a favore della figlia di uno degli appartenenti al gruppo degli indagati, e di quello per allievi ufficiali dei Carabinieri”.


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