Svimez: “Il Sud perderà 5 milioni di abitanti”. Lo Stato investe solo al Centro-Nord


Il rapporto Svimez 2019 ridimensiona i timidi segnali di ripresa per il Mezzogiorno, che si intravedevano nel 2018. I primi mesi del 2019, difatti, certificano che il Sud è entrato di nuovo in una fase recessiva con un gap occupazionale importante rispetto al resto della nazione con un meno 21,6%.

Ciò significa che per raggiungere i livelli del Centro-Nord  bisognerebbe creare 3 milioni di posti di lavoro ex novo. Una delle cause, come certifica il rapporto, è dovuta principalmente al fatto che “nell’ultimo ventennio, la politica economica nazionale ha disinvestito dal Mezzogiorno, ha svilito anziché valorizzare le sue interdipendenze con il Centro-Nord.”

Il progressivo disimpegno della leva nazionale delle politiche di riequilibrio territoriale ha prodotto conseguenze negative per l’intero Paese, con un Nord Italia che “non è più tra le locomotive d’Europa. Alcune regioni dei nuovi Stati membri dell’Est superano per PIL molte regioni ricche italiane, avvantaggiate dalle asimmetrie nei regini fiscali, nel costo del lavoro, e in altri fattori che determinano ampi differenziali regionali di competitività.”

Il dato preoccupante però è la diaspora di giovani meridionali, la metà dei quali under 34, con circa un 25% di laureati, che hanno abbandonato il mezzogiorno dal 2000. Sono 2 milioni in tutto; un dato impressionante, che rappresenta più del 10% della popolazione totale del territorio meridionale.

Dato ancor più preoccupante in prospettiva futura, perché, come si legge nel rapporto Svimez, Per effetto della rottura dell’equilibrio demografico (bassa natalità, emigrazione di giovani, invecchiamento della popolazione), il Sud perderà 5 milioni di persone e, a condizioni date, quasi il 40% del Pil.” entro il 2065.

“Solo un incremento del tasso d’occupazione, soprattutto femminile (attualmente inferiore perfino a Ceuta e Melilla, alla Guyane francese e alla Macedonia), può spezzare questo circolo vizioso.” In tutto questo il reddito di cittadinanza viene visto come un deterrente utile alla povertà e nulla più, perché, ad oggi, ha avuto un impatto “nullo” sul lavoro.

In questo filone “Le richieste di regionalismo differenziato vanno valutate nel contesto di un’attuazione organica, completa, equilibrata, del nuovo Titolo V… depurato dalle scorie rivendicazioniste provenienti da Nord e da Sud e riportato sui temi nazionali”.

Quali sono allora le possibili soluzioni che fornisce la Svimez per invertire questa tendenza negativa che potrebbe portare il Sud alla desertificazione abitativa, occupazionale e produttiva nei prossimi anni?

Innanzitutto si evidenzia “l’urgenza di rendere cogente la clausola del 34% degli investimenti ordinari al Sud”, visto che “nel 2018 mancano nel Mezzogiorno circa 3,5 miliardi di investimenti. Secondo l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno “l’applicazione della clausola del 34% determinerebbe un’accelerazione della crescita del PIL meridionale dello 0,8%, riportandolo ai livelli di crescita del Centro- Nord”.

Una delle vie perseguibili per rilanciare il Mezzogiorno, secondo l’associazione, è trasformarlo nella “piattaforma verde” del Paese: “La bioeconomia meridionale si può valutare tra i 50 e i 60 miliardi di euro, equivalenti a un peso tra il 15% e il 18% di quello nazionale”. Con il Green New Deal che può rappresentare una concreta “opportunità di rinascita economica del Mezzogiorno.

Un’opzione non solo teorica, perché la chimica verde ha già un ruolo chiave “tra i vari settori dell’economia circolare presenti al Sud. Dal Mezzogiorno parte una forte domanda di brevetti nel settore della bioeconomia. Le imprese del biotech sono cresciute moltissimo nelle aree meridionali, +61,1%, rispetto a +34,5% su scala nazionale”.


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