Il Coronavirus cambia la didattica: verso l’apertura a settembre delle scuole e dei corsi all’Università misti


Il coronavirus cambia il modo di fare didattica. Con ogni probabilità, dato il perdurare dell’emergenza, non si tornerà a scuola a maggio ma si inizierà il nuovo anno direttamente a settembre. Cambierà anche il modo di svolgere gli esami e seguire le lezioni all’Università.

Ad accennare alle nuove modalità è il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi che ne ha parlato nel corso di un’audizione alla Commissione Cultura e Istruzione della Camera che si è svolta, per la prima volta, in modalità ‘da remoto’.

“Da settembre si avrà un modello misto, avviando attività in presenza con un modello molto flessibile, che possa essere adattato secondo le diverse realtà territoriali ma anche tenendo conto dell’affollamento dei diversi corsi di laurea”.

Improbabile una riapertura delle scuole il 18 maggio come sottolineato dal virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco:

“Sarebbe estremamente rischioso. Le scuole andrebbero riaperte comunque non prima di settembre, riaprirle a maggio sarebbe un enorme rischio, perchè gli istituti scolastici rappresentano un concentrato di soggetti a contatto tra loro e dove la distanza di sicurezza è difficilmente realizzabile”.

Una buona notizia viene per chi punta alle borse di specializzazione. Ad oggi ne sono 9 mila ma si punta a inserirne altre 5 mila, come spiegato da Manfredi:

“I giovani messi in campo in questa situazione di emergenza hanno dimostrato grande professionalità testimoniando con concretezza la validità dei percorsi formativi”.

L’anno accademico quest’anno è stato prolungato, durerà fino a giugno 2020 e si sta valutando anche di sostenere economicamente gli affitti agli studenti fuori casa e in generale il diritto allo studio.

Nel complesso da quando è iniziata la didattica a distanza, sono oltre 26 mila gli studenti che si sono laureati online (1248 quelli laureati all’Università Federico II di Napoli). I corsi vengono seguiti da circa 1 milione e 200 mila studenti, ovvero più dell’80% degli studenti universitari, con una frequenza aumentata, in alcuni casi, rispetto a quella che si aveva in aula. Per questo si sta pensando di mantenere la didattica a distanza online anche al termine dell’emergenza. Gli esami a distanza si fanno già nel 95% degli atenei e si punta ad aumentare la percentuale per consentire a tutti gli studenti di laurearsi nei tempi prestabiliti.


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