4 maggio 1799, San Gennaro non tradì i Napoletani: la farsa dei Francesi


Ancora oggi, a oltre due secoli di distanza, tanti dànno ancora credito alla storia secondo cui il 4 maggio 1799 (o il 22 gennaio dello stesso anno) San Gennaro avrebbe tradito i napoletani e i Borbone, compiendo il prodigio dello scioglimento del sangue per paura degli occupanti Francesi che lo minacciavano con sciabole e pistole.

In realtà fu tutta una farsa, alla quale gli stessi napoletani all’epoca non poterono far altro che credere, tanto è vero che scatenarono la propria ira contro il patrono che detronizzato, oltraggiato e sostituito con Sant’Antonio Abate (non Sant’Antonio da Padova, come viene affermato comunemente). Nel Monitore Napoletano di Eleonora Pimentel Fonseca fu scritto – a torto, come vedremo – che “Pure San Gennaro si è fatto giacobino!”. Gli eventi sono stati ricostruiti da Maurizio Ponticello in Un Giorno a Napoli con San Gennaro.

LE BUGIE DI DUMAS

Ma procediamo con ordine. Sabato 4 maggio 1799 era atteso il miracolo di San Gennaro, in occasione del ricordo della traslazione delle reliquie del martire che avviene il sabato precedente alla prima domenica di maggio. Quell’anno Napoli era stata invasa dai soldati di Napoleone, che avevano proclamato la Repubblica Napoletana. Alexandre Dumas padre ne Il corricolo, opera scritta nel 1843, scrive che in quell’occasione il prodigio si svolse mentre a Napoli era presente il generale Championnet proprio grazie alle “minacce” di costui. Secondo la sua storia pochi giorni prima di quella data fu trovato un soldato francese morto, con un coltello conficcato nel corpo, sul cui manico vi era scritto “Muoiano così tutti gli eretici francesi, a causa dei quali San Gennaro non farà il miracolo”. Con il sangue ancora duro si tenne la processione dal Duomo alla Chiesa di Santa Chiara, tragitto lungo il quale Championnet avrebbe capito tutte le minacce gli venivano rivolte in napoletano dal popolo. Una volta giunti a Santa Chiara, dopo alcune ore di attesa, il generale inviò un soldato a minacciare di morte il prete intimandogli di far avvenire il miracolo entro dieci minuti: ne passarono cinque e il sangue fu sciolto.

Processione di San Gennaro, 5 maggio 2018. Foto: Francesco Pipitone

In realtà nel maggio del 1799 il generale Championnet non era più a Napoli, sostituito dal generale Macdonald, e la cerimonia si svolse presso la Chiesa del Gesù Nuovo, non a Santa Chiara, come emerge dalla notazione presente nel Registro del miracolo tenuto dalla Deputazione del Tesoro e dove vengono segnati tutti gli accadimenti che riguardano San Gennaro.

Quello che afferma Dumas ne Il corricolo successe, in parte, nel mese di gennaio, quando gli invasori cercarono la benedizione del patrono per avere una sorta di legittimazione da parte del popolo. Ad ogni modo Dumas, che probabilmente aveva saputo di aver scritto un bel po’ di fesserie, nel volume Storia dei Borbone di Napoli del 1862 corresse qualche dettaglio. Il libro è comunque un concentrato di quelle che oggi definiremmo fake news, essendo stato lo scrittore un fedelissimo di Giuseppe Garibaldi, incaricato di cantarne le gesta.

Dumas racconta che nel gennaio del 1799 le truppe napoleoniche, non appena messo piede a Napoli, capirono che il popolo non avrebbe mai accettato la loro presenza e allora il generale Championnet fece dire ai canonici che, il giorno 24, avrebbero dovuto esporre le ampolle con la speranza che San Gennaro compiesse il prodigio. A un timido tentativo di non soddisfare la richiesta seguì la corruzione in denaro e la minaccia di morte, così il miracolo avvenne, scatenando però l’ira dei napoletani che rinnegarono il patrono. Egli fu sostituito, come detto, da Sant’Antonio Abate e si racconta, perfino, che un suo busto sia stato trascinato per la città e infine “annegato” in mare.

Processione di San Gennaro, 5 maggio 2018. Foto: Francesco Pipitone

IL MIRACOLO AVVENNE O NON AVVENNE?

Ancora una volta il racconto di Dumas fa acqua. Prima di tutto, tutte le cronache dell’epoca non parlano di 24 gennaio, ma del 22. Il metodo più sicuro, tuttavia, di stabilire se il prodigio avvenne o meno è consultare il Registro del miracolo tenuto dalla Deputazione, il quale passa dal miracolo del dicembre del 1798 direttamente al maggio del 1799 quando, come abbiamo detto, Championnet non era a Napoli e non poteva dunque minacciare nessuno. Non solo: è cosa nota che i fatti gennariani godono di una doppia “cronaca”, quella della Deputazione e quella dei cerimonieri, tenuta dalla Curia. Anche nel Diario dei Cerimonieri non vi è traccia alcuna del miracolo del 22 gennaio 1799, ma soltanto questo passo: “A dì 22 Gennaio si è cantato il Te Deum in Chiesa per la venuta del Generale Sciambionet (sì, scritto male! ndr) , essendo entrato nel Regno di Napoli le armi francese. Sua Eminenza è andato a riceverlo coll’acqua benedetta alla Porta della Chiesa col Capitolo”. Nessuna traccia della reliquia: a questo possiamo dire senza aver paura di sbagliare che il miracolo “sotto minaccia” non è mai avvenuto.

PERCHÉ I NAPOLETANI RIPUDIARONO SAN GENNARO?

Il teatrino fu in ogni caso inscenato da Championnet. Probabilmente il generale non fece altro che far diffondere la notizia dell’avvenuto miracolo, convincendo a modo suo i religiosi a stare zitti. San Gennaro non fu proprio interpellato ma, a causa della messa in scena, dovette subire l’ira del popolo. Neanche i Francesi in verità durarono molto: l’insurrezione popolare liberò Napoli il 13 giugno 1799 grazie alle truppe sanfediste e ai lazzari, che già avevano strenuamente difeso la città a gennaio.

Ci volle un bel po’ affinché San Gennaro tornasse al posto che gli spettava, perché anche i Borbone credettero alla farsa dei Francesi. Oppure, rimessi sul trono dal popolo, non fecero altro che assecondarlo altrimenti avrebbero dovuto anch’essi subire la sua ira. A San Gennaro furono così tolti il titolo di capitano della Real guardia spagnola e la donazione in favore della Cappella del Tesoro.

Gennaro riprese il proprio posto di patrono e nel cuore dei partenopei nel 1822, quando si verificò una disastrosa eruzione del Vesuvio, secondo alcune descrizioni simile a quella del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano. In quel caso nulla poterono le preghiere rivolte a Sant’Antonio, così il popolo si ricordò di lui: il vulcano si placò. I napoletani e San Gennaro, così, fecero pace: o meglio, alla luce di quanto abbiamo appena letto, il patrono non chiuse uno, ma entrambi gli occhi perdonando la sua gente tratta in inganno dalle trame giacobine.


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