La protesta dei commercianti in Campania: “Oggi tutti aperti. Vendiamo mutande e sneaker”


Continuano le iniziative dei commercianti contro le chiusure imposte dalla zona rossa. In Campania le restrizioni maggiori durano da quasi un mese e alcune attività commerciali sono ormai sull’orlo del fallimento. Come spiegato da Claudia Catapano, presidente dell’Associazione Chiaia District:

“Ormai siamo rimasti chiusi in tre: moda, scarpe e gioielli e questo è anche un po’ ridicolo”.  

PROTESTA DEI COMMERCIANTI CAMPANI: IN VENDITA MUTANDE E SNEAKERS

Infatti, da decreto, sono aperti i negozi di intimo o quelli che vendono abbigliamento per bambini mentre tutti gli altri sono chiusi. Aperti anche i negozi sportivi che vendono scarpe da ginnastica, le sneakers. Per questo oggi molti commercianti napoletani hanno deciso di tenere alzate le saracinesche in segno di protesta decidendo di vendere mutande e sneaker. Una iniziativa pacifica, priva di assembramenti, che vuole far sentire la voce di chi ha perso tutto durante la pandemia.

“Per poter riaprire ci dicono che dobbiamo vendere prodotti sportivi o intimo, perché i nostri prodotti non sono considerati beni di prima necessità e così faremo – ha dichiarato Roberta Bacarelli, presidente Federmoda Confcommercio – vorrà dire che pur di continuare ad andare avanti venderemo mutandine o abbigliamento per il tempo libero. Secondo lo Stato un indumento intimo, una scarpa da ginnastica o una felpa possono decidere se un negozio resta aperto o debba fallire, non la sicurezza del luogo in cui viene venduto e l’osservanza delle norme anti. Abbiamo quindi deciso di riaprire rispettando la legge e le prescrizioni anti Covid, come abbiamo sempre fatto. Questi cinque mesi di chiusure forzate hanno seriamente danneggiato le nostre attività e messo a rischio i posti di lavoro dei nostri dipendenti”.

Troppi negozi hanno chiuso per sempre, come spiegato da Carla della Corte, presidente Confcommercio Napoli:

“Questa è la terza stagione che rischia di saltare, i nostri magazzini sono pieni di merce invenduta che a breve non varrà più niente. Ci sono i fitti da pagare, le utenze, le tasse, l’Inps, tutto continua come se il Covid non esistesse e noi nel frattempo continuiamo a stare chiusi perché non vendiamo gli articoli giusti”. 


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