Green Pass, troppi i controsensi: sì a scuola e ristoranti, no a metro e autobus


Da oggi è ufficialmente entrato in vigore l’obbligo di green pass in tutta Italia per bar e ristoranti al chiuso, per musei, eventi e sagre. Dal prossimo primo settembre invece il certificato verde sarà esteso anche per il mondo della scuola, dell’università e per i trasporti a lunga percorrenza.

La questione green pass, necessario per controllare l’aumento dei contagi, lascia perplessi soprattutto i gestori dei locali. A preoccupare sono da una parte le disparità tra esercizi che hanno uno spazio all’aperto e quelli che invece ne sono privi e dall’altra la risposta dei potenziali clienti.

Un’altra questione è poi relativa al controllo dei documenti di identità e della validità del certificato. Sono molti infatti quelli che vorrebbero rifiutarsi di chiedere pass e documenti: “Non siamo pubblici ufficiali” – è il grido di molti.

Nello specifico tra le categorie autorizzate a controllare il pass – tramite un’applicazione apposita – rientrano: il personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi; i soggetti titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi, interessati dalla misura, nonché i loro delegati; il proprietario o il legittimo detentore di luoghi o locali presso i quali si svolgono eventi e attività per partecipare ai quali è prescritto il possesso della certificazione.

Ma quello che lascia più l’amore in bocca sono i controsensi che traspaiono dalle disparità di giudizio. Green pass sì per bar e ristoranti ma non serve per metro e autobus. Certificato obbligatorio per studenti e docenti di scuola e università – che spesso si muovono con i mezzi pubblici – ma sugli stessi mezzi pubblici ci può salire chiunque.

Un altro controsenso? I ristoranti degli alberghi non dovranno chiedere il green pass ai propri ospiti. Una misura apposita per non contrastare il turismo ma che mette in luce ancora una volta la disparità di giudizio e il danno che alcune categorie potranno subire con l’introduzione del certificato.


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