Ospedale di Pozzuoli, una paziente: “Una piccola Svizzera. Non sembra di stare in oncologia”


La sanità napoletana può vantare delle vere e proprie eccellenze in campo sia professionale che umano. A dimostrarlo ci sono episodi eccezionali, che spesso non fanno rumore quanto un’aggressione o un caso di malasanità, ma meritano di essere condivisi. Così, il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord ha deciso di diffondere un messaggio ricevuto da una paziente e riguardante l’Ospedale di Pozzuoli.

Il presidio ospedaliero Santa Maria delle Grazie, divenuto da poco Dea di II livello, è stato recentemente oggetto di attenzione per un episodio di violenza verificatosi al suo interno. Ciò che l’Asl Napoli 2 vuole condividere oggi però non è una denuncia, ma un messaggio di speranza. Questo quanto raccontato da una paziente:

Gentile direttore, ho letto qualche giorno fa dell’aggressione al PS di Pozzuoli. Non so bene i fatti in questione e non mi sento di darle una mia opinione. Io quando sono stata al pronto soccorso (e mi creda negli ultimi 5 anni ci sono stata quasi una volta al mese per i problemi che hanno avuto i miei genitori), le posso dire che ho sempre trovato umanità e professionalità, quest’ultima negli ultimi due anni l’ho vista sviluppata ancor di più”.

La donna riferisce dunque un episodio di cui è stata testimone questa mattina, quando si è recata all’Ospedale di Pozzuoli per una visita di controllo. “Alla mia sinistra c’era una porta aperta, era una delle stanze dove vengono somministrare le chemio. Un infermiere giovane e tenero si coccolava i pazienti seduti e poi andava vicino ad ognuno, gli chiedeva se tutto andava bene e offriva un caramella prendendo un vaso alle sue spalle.

Giuro che se non fosse stata una violazione della privacy sarebbe stata una scena da catturare con il cellulare e da far vedere a tutti, per la dolcezza e la delicatezza. Mi creda, ho pensato a mia madre quando faceva le chemio e a come si sentono spaesati i pazienti.

Ma le volevo far vedere la gentilezza di questo infermiere. Professionale e serio. Richiamo la sua attenzione, gli chiedo del primario senza ovviamente presentarmi, lui molto gentile mi risponde che non sapeva se fosse nel suo studio o fosse uscito. Poi con garbo ma con altrettanta fermezza, [l’infermiere] mi ha detto che si scusava con me se non andava a controllare di persona, ma lui non poteva assolutamente lasciare i suoi pazienti.

Mi creda troppo bellino! C’è una magia in quel reparto che non sembra di stare in oncologia. Un’atmosfera di pace e relax che io trovo solo alle terme. Glielo dico perché la gente dovrebbe vedere quello che ho visto io stamattina e non le parole lette su di un giornale e dette da chi magari non voleva aspettare il suo turno per essere visitato.

Quando tutte le volte le dico che il Santa Maria è una piccola Svizzera, intendo questo. E mi creda glielo dico in maniera del tutto spassionata, perché in quell’ospedale c’è in atto un cambiamento bellissimo. Io stessa sono testimone di quando al pronto soccorso non c’erano neanche le lenzuola, e ai pazienti veniva chiesto di portarsele da casa. In quella caramella offerta ai pazienti c’è tutto il cambiamento e il lavoro fatto in questi anni in ospedale!”


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