Vincenzo Salemme su Napoli: “Da bambino questa città mi faceva paura”


«Napoletano? E famme ‘na pizza!», è il nuovo spettacolo di Vincenzo Salemme.

L’attore campano, interprete, autore e regista ha tratto dal suo libro omonimo, uscito nel marzo del 2020, lo spettacolo che a Milano ha registrato il tutto esaurito nelle 12 serate, stessa sorte anche per gli spettacoli di Torino.

Salemme: “Da piccolo avevo paura di Napoli

Napoli è davvero mille cose, – ha raccontato a La Stampama la curiosità è capire cosa implica esserci nati. Il napoletano è l’unico al mondo che non lo deve solo “essere”, ma lo deve “fare”. Se sei napoletano, devi bere il caffè bollente in tazzine arroventate, essere devoto a San Gennaro e tifoso sfegatato del Napoli, oltre che fanatico per pizza e mozzarella. Devi sapere “A livella” a memoria e non essere mai di malumore, perché se no che napoletano sei? Guai a farmi scappare che a Napoli ho una casa in affitto perché la mia residenza è in Toscana. Mi darebbero del traditore. Insomma, una serie di cliché che a volte un po’ imprigionano“.

Mi presentano sempre come: “Vincenzo Salemme, attore comico napoletano”! – continua – Pensare che da bambino questa città mi faceva paura. Sentito il detto “Vedi Napoli e poi muori”, credevo che John Kennedy fosse morto perché prima dell’attentato era stato in visita nel nostro capoluogo. Lo scrissi pure in un temino in classe e le suore si arrabbiarono tanto“.

E sul suo rapporto con Eduardo De Filippo:
Nonostante il fatto che fosse leggendariamente austero, io lo vedevo fragile e mi sembrava di avere a che fare con un nonno. All’inizio dovevo fargli tenerezza perché ero un ragazzino magrissimo, e invece di un ruolo da comparsa mi fece dire anche qualche battuta per farmi guadagnare di più. Diceva: “O uagliò tiene fame…”“.


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