Leopardi, a Napoli una lettera scritta al cugino: “Le amicizie non si dovrebbero mai rompere”

Leopardi
Leopardi, lettera al cugino

Leopardi, lettera al cugino. La Biblioteca Nazionale di Napoli acquisisce un nuovo prezioso autografo di Giacomo Leopardi, si tratta di una lettera a carattere privato, firmata, del poeta di Recanati, al cugino Giuseppe Melchiorri.

Il Ministero della Cultura ha esercitato il diritto di prelazione assicurandosi l’autografo ed impedendo che venisse venduto a privati, la lettera va ad arricchire ancor di più il prezioso fondo Leopardiano della Biblioteca Nazionale di Napoli, che custodisce in originale l’opera di Giacomo Leopardi ed oltre il 90% delle corrispondenze inviate da parenti ed amici allo stesso Leopardi.

Leopardi, lettera al cugino Peppino

Si tratta di una Lettera autografa firmata e datata Recanati 29 agosto1823 indirizzata al cugino, marchese Giuseppe Melchiorri a Roma, in cui si cita la rottura con Visconti, la morte di Papa Pio VII e il successivo conclave. La lettera è stata acquistata ripiegata e imbraghettata nel
primo volume dell’Epistolario del poeta, edito da Le Monnier, Firenze, del 1883, edizione in cui la lettera non risulta, quasi a riempire la lacuna.

Questa lettera del 29 agosto, infatti, risulta nell’ultima edizione completa dell’epistolario, a cura di Franco BRIOSCHI e Patrizia LANDI,( Torino, Bollati-Boringhieri, 1998, 2 voll) pubblicata col numero 583 nel primo volume alle pp. 747-47. Brioschi la riprende da Viani che la pubblica riportandola da una copia nel 1878.

Melchiorri è molto vicino a Leopardi in quegli anni e condivide con lui l’amore per gli studi filologici. Nella lettera troviamo riferimento, infatti, agli “stamponi” che attengono il lavoro di Leopardi “Annotazioni sopra la Cronica d’Eusebio” e si riporta La discussione sulla collezione dei classici latini edita da Pomba, editore torinese, tra il 1818 e il 1835. Titolo: Collectio Latinorum scriptorum cum notis”.

Il suo rapporto con Giuseppe Melchiorri

Il poeta e il cugino Giuseppe Melchiorri sono quasi coetanei e condividono l’amore per gli studi filologici. Il loro è un rapporto affettuoso alimentato dai frequenti soggiorni romani. Nella lettera traspare la voglia di condividere opinioni, giudizi, riflessioni e riguardo al tema dell’amicizia si legge nel testo:

Veramente le amicizie o non si dovrebbero mai stringere, o strette che fossero non si dovrebbero mai rompere.


Sono però ben certo e bene persuaso che la colpa in ciò non sia stata vostra“.

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