Morto Cutolo: dalla latitanza al carcere. La storia del boss della nuova camorra organizzata


E’ morto questa sera all’età di 79 anni Raffaele Cutolo. Il fondatore della Nuova Camorra Organizzata era malato da tempo ed era stato trasportato al reparto sanitario detentivo del carcere di Parma. In primavera il tribunale di sorveglianza di Bologna gli aveva negato il beneficio degli arresti domiciliari.

Qui la scorsa estate aveva fatto un’insolita richiesta, poter rivedere per l’ultima volta i suoi familiari. Cutolo è infatti condannato a 4 ergastoli da scontare dal 1995 in regime di 41 bis ed è stato sottoposto a numerose perizie psichiatriche che hanno confermato negli anni la sua capacità di intendere e volere.

Raffaele Cutolo morto: la carriera criminale

Soprannominato ‘o Professore perché l’unico dell’organizzazione criminale che sapeva leggere e scrivere, nasce a Ottaviano il 10 dicembre del 1941. Ha due fratelli, Pasquale e Rosetta che come lui intraprendono la carriera criminale. E solo due figli riconosciuti legalmente, Roberto e Denise. Roberto però fu ucciso nel 1990 in Lombardia da alcuni affiliati della ‘ndrangheta per vendetta a Cutolo.

A 22 anni commette il suo primo omicidio. Nel centro della sua città natale, Cutolo spara e uccide un giovane che aveva fatto apprezzamenti pesanti nei confronti di sua sorella. Per questo reato fu condannato all’ergastolo, pena ridotta in appello a 24 anni di reclusione, che cominciò a scontare presso il carcere napoletano di Poggioreale.

LA NCO – Ed è proprio in carcere che pare sia nata la “Nuova Camorra Organizzata” (NCO). Un’organizzazione piramidale e paramilitare, basata sul culto di una sola personalità: Raffaele Cutolo detto ‘Vangelo’. La nuova organizzazione trova proseliti nei detenuti e nei giovani che non hanno soldi e prospettive lavorative. L’idea di Cutolo è dare riscatto ai più deboli, un’idea che spiegò anche a Enzo Biagi:

“A me non è stata mai camorra, è un ideale di vita… La vera camorra sta a Roma”.

Nel 1977, la Corte d’Appello riconosce al boss l’infermità mentale, disponendone il ricovero in un istituto psichiatrico. Cutolo passa così dall’ospedale psichiatrico giudiziario del monastero di Sant’Eframo Nuovo a Napoli a quello di Aversa.

LA LATITANZA – Dall’Opg di Aversa fuggì dopo appena un anno grazie a suoi collaboratori che fecero saltare con dell’esplosivo le mura esterne dell’edificio. Da quel momento Cutolo fu ufficialmente un latitante. Fu ritrovato nel ’79 sempre in Campania, in un casolare ad Albanella in provincia di Salerno.

DI NUOVO IN CARCERE – Tornato in carcere, Cutolo da ordini da dietro le sbarre. Dopo il terremoto dell’Irpinia, infatti fa condannare a morte il sindaco di Pagani, reo di aver bloccato l’assegnazione di un appalto per la rimozione delle macerie ad un’impresa collegata alla NCO.

RAPPORTO CON LA POLITICA – Nel 1981 viene trasferito nel carcere di Ascoli Piceno. Pochi mesi dopo, l’assessore democristiano Ciro Cirillo viene rapito dalle Brigate Rosse. Il mondo istituzionale e i servizi segreti chiedono la mediazione di Cutolo riuscendo così a liberare l’assessore napoletano in cambio di ‘favori’.

Anni dopo, Cutolo dichiarò che avrebbe potuto salvare anche Aldo Moro ma fu fermato da alcuni politici.

Potevo salvare Moro, fui fermato“. “Aiutai – spiega Cutolo – l’assessore Cirillo, potevo fare lo stesso con lo statista. Ma i politici mi dissero di non intromettermi“.Nel 1982, l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini ottenne il trasferimento di Cutolo al carcere dell’Asinara, dove fu l’unico carcerato. Poi il trasferimento al carcere di Parma dove ha trascorso (da malato) gli ultimi anni di vita ribellandosi al 41 bis, ritenuto una violazione dei diritti umani. Cutolo, che non si è mai pentito, è ora morto portando con sé tutti i suoi segreti.


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