Piccolo Samuele, effettuata l’autopsia. L’incidente probatorio sarà decisivo: domestico a rischio ergastolo

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Napoli Si è conclusa l’autopsia effettuata al Secondo Policlinico sul corpo del piccolo Samuele, il bambino di 4 anni morto venerdì scorso dopo essere precipitato dal balcone del suo palazzo. La salma è stata restituita alla famiglia, che chiede il massimo rispetto e che non vengano diffusi video o foto del bambino. I funerali si terranno domani nella chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci di Napoli, situata in via della Veterinaria, alle spalle dell’Albergo dei Poveri.

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Il domestico, Mariano Cannio, ha ammesso di averlo lasciato cadere mentre lo teneva in braccio quando la madre, all’ottavo mese di gravidanza, era in bagno a causa di un piccolo malore. Cannio è attualmente indagato per omicidio volontario aggravato. L’avvocato avrebbe intenzione di dimostrare, circa il suo assistito lo stato di incapacità di intendere e di volere. Lo stesso indagato avrebbe riferito di essere in cura per una patologia psichiatrica, uno stato che tuttavia avrebbe nascosto alla famiglia del piccolo. Sarebbe in cura presso un istituto di igiene mentale della zona.

Agli investigatori avrebbe riferito di sentirsi in colpa per quanto accaduto. L’uomo, dopo la caduta nel vuoto del bambino, si sarebbe allontanato in tutta tranquillità per andare a mangiare una pizza al Rione Sanità, mentre tutte le persone si davano da fare per cercare di soccorrere Samuele. Proprio il domestico di famiglia, invece, faceva come se nulla fosse successo, secondo quanto riferito anche da alcuni testimoni. L’incapacità di intendere e di volere sembra allo stato attuale l’unica via possibile per evitare una pena che potrebbe anche consistere nell’ergastolo.

“Ad un tratto l’ho preso in braccio – questo il racconto del domestico agli inquirenti – e sono uscito fuori al balcone. Giunto all’esterno con il bambino tra le braccia mi sono sporto ed ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo. Sono fuggito a casa e sono andato a mangiare una pizza nella Sanità”.

Durante l’incidente probatorio la Procura cercherà di dimostrare che Mariano Cannio è capace di intendere e di volere, che avrebbe quindi ucciso il bambino con coscienza, in assenza di ostacoli dovuti a malattie della psiche. Qualora non riuscisse a dimostrarlo l’uomo non potrà essere condannato, ipotesi nel quale i giudici e gli esperti sarebbero chiamati a giudicare la pericolosità sociale del soggetto e decidere se rinchiuderlo in un istituto idoneo.


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