Vandalizzato il locale dedicato a Giancarlo Siani: sono stati dei ragazzini annoiati

Vandalizzato il locale dedicato a g Giancarlo Siani a Cesa


Vandalizzato il locale dedicato a Giancarlo Siani a Cesa, in provincia di Caserta. Si tratta della Sala Polivalente sorta nella ex Palestra del Fanciullo, uno spazio dedicato a svolgere tante iniziative culturali, sociali, oltre a poter essere utilizzata come sala studio.

Vandalizzato il locale dedicato a Giancarlo Siani a Cesa

A parlare del fatto, accaduto ieri, è Enzo Guida, sindaco di Cesa, che ha pubblicato un filmato su Facebook scrivendo: “Mi hanno girato foto e video degli atti vandalici compiuti ai danni della Sala Polivalente “Siani”. È un colpo al cuore vedere queste immagini. Ci risulta che siano stati ragazzini a compiere questi gesti. Sistemeremo tutto, intensificheremo i controlli, ma soprattutto individueremo i minori. Nel frattempo, però, l’appello è alle famiglie ed ai genitori. Se avete notizia del fatto che i vostri figli frequentano questo luogo, vi chiediamo maggiore attenzione verso di loro. Parlate con loro, spiegate loro il valore dei beni comuni che non vanno vandalizzati. Spiegate loro anche chi era Giancarlo Siani”.

Giancarlo Siani ucciso dalla camorra

Giancarlo Siani fu ucciso in Piazza Leonardo al Vomero, vicino casa, con dieci colpi in testa sparatigli perché denunciava la camorra con i suoi articoli di giornale. Dopo aver scritto per “Osservatorio sulla camorra” diventò corrispondente per il quotidiano Il Mattino da Torre Annunziata, città che percorreva ogni giorno in tutte le direzioni con la sua Méhari verde alla ricerca della notizia, alla ricerca della denuncia.

L’articolo che gli valse la condanna a morte lo scrisse il 10 Giugno 1985, quando rivelò i retroscena dell’arresto di Valentino Gionta, il boss di Torre Annunziata che ha fondato il proprio potere sul traffico di droga e con l’alleanza sia con Cosa Nostra di Riina, sia con la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo. In seguito all’alleanza di Valentino con il clan Nuvoletta di Marano, quest’ultimo ricevette pressioni affinché il boss torrese fosse eliminato, da parte del fondatore del clan dei casalesi, Antonio Bardellino, il quale era da tempo e saldamente alleato coi Nuvoletta e a cui dava fastidio l’espansione dei Gionta.

Poiché Angelo Nuvoletta voleva mantenere i rapporti con Bardellino e allo stesso tempo non desiderava macchiare il proprio “onore” ammazzando un alleato, incaricò uno dei suoi di fare una soffiata ai carabinieri in modo che Valentino Gionta fosse condotto in arresto proprio durante una riunione in svolgimento a Marano. Di tutto ciò Giancarlo Siani venne a conoscenze grazie ad un comandante dell’arma, suo amico, e raccontò tutto attraverso le pagine del proprio quotidiano: allora Nuvoletta organizzò l’uccisione del giornalista dopo aver ricevuto il permesso da Riina, per salvare la faccia di fronte ai “siciliani” e agli alleati, in modo da non essere considerato spione e traditore, “un infame che fa arrestare le persone”.


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