Premi Covid agli operatori sanitari della Campania, dimenticati i medici di base
Lug 06, 2020 - Daniela Dalli
Per i medici che sono stati coinvolti in maniera diretta e indiretta durante l’emergenza Coronavirus, sono previsti dei Premi Covid: la Regione ha dato il via libera alla previsione di tre fasce di premio (rispettivamente da 1000, 600 e 300 euro) aggiungendo la terza opzione in base all’impegno profuso e al rischio corso così come richiesto da alcuni sindacati del comparto. Il via libera definitivo dovrebbe giungere nella seduta in programma giovedì prossimo.
In totale sarebbero oltre 12mila le unità lavorative da premiare che sono stati coinvolti in maniera diretta e indiretta nell’emergenza assistenziale per una cifra totale disponibile che si aggirerebbe attorno ai 10 milioni di euro. Si tratta di operatori del 118, i medici nei pronto soccorso, nei Covid center e, per la terza fascia, anche nelle retrovie con diverse funzioni e mansioni.
Tra questi 12mila operatori sanitari da premiare, non vi sono però i medici di base, che hanno assistito i pazienti malati di Coronavirus spesso senza le adeguate protezioni, inascoltati, in tanti sono anche morti.
Inoltre, i medici che si sono ammalati o sono morti di Covid in ospedale avranno diritto ad un risarcimento, mentre i dottori di famiglia no.
l lavoro dei medici di base, è un servizio pubblico in convenzione con il Servizio sanitario. Per coloro che si ammalano di Coronavirus, dopo aver assistito un paziente malato anch’esso di Covid, si dovrebbe pensare a un infortunio sul lavoro.
Inoltre, tutti gli operatori sanitari che svolgono un’attività libero-professionale a contatto con il pubblico di solito pagano volontariamente una polizza assicurativa che copre i danni da infortuni, con contributi tra i mille e i duemila euro l’anno. Ma, a differenza dell’Inail, le compagnie assicurative private escludono che il contagio possa essere considerato un infortunio e non coprono i danni.
Sono migliaia i medici di base, pediatri, farmacisti, dentisti, tecnici sanitari e ne sono morti oltre 150 a causa del Coronavirus, completamente dimenticati, che non hanno neppure diritto a un risarcimento. Uno di questi è Giovanni Tommasino, medico di base di Castellammare morto a causa del Covid a 61 anni. Tommasino è rimasto sempre accanto ai suoi pazienti e ora le figlie Ilenia e Maria chiedono giustizia per lui e per gli altri medici esclusi dai risarcimenti previsti dallo Stato. “Mio padre non si è mai sottratto ai suoi impegni – afferma la figlia Ilenia in un’intervista rilasciata a Skytg24 – e nonostante ciò la sua morte non viene riconosciuta come infortunio sul lavoro, non è riconosciuta come vittima di Covid, noi non disponiamo di alcun beneficio dalla sua morte. Non che questo beneficio possa aiutarci o possa restituircelo”.
“È una questione di giustizia – replica la figlia Maria – perché io penso che non esistano medici di serie A e medici di serie B. Mio padre sta alla pari con i medici ospedalieri, cosa che io vedo che una differenza si sta facendo. I medici di medicina generale a maggior ragione dovrebbero essere maggiormente tutelati da questo punto di vista perché è il primo punto d’accesso del paziente con la medicina. I medici di medicina generale non hanno avuto alcuna protezione per andare in guerra in questa battaglia, mio padre non ha avuto neanche una mascherina. Nessuno si è preoccupato di portargliene una”.