Napoli pensa a Tony Colombo, Milano alle Olimpiadi: previsti 3 miliardi di introiti

Foto: Milano Cortina 2026, Twitter


Mentre gli amministratori della città di Napoli si impegnano a sciogliere i nodi riguardanti le nozze di Tony Colombo e il colore dei sediolini del San Paolo, quelli di altre parti d’Italia sembrano presi maggiormente da questioni che esulano dal gossip. Intendiamoci, il rispetto delle regole è fondamentale per la convivenza civile, ma lasciamo che se ne occupino gli uffici e le forze dell’ordine.

Tra i sindaci più attivi del Paese non possiamo non menzionare Giuseppe Sala, il quale recentemente è stato anche a Napoli, oltre ad aver ospitato Luigi de Magistris nella sua Milano. Tra una chiacchierata, una sfogliatella e un caffè non sappiamo se i due abbiano parlato anche di Universiadi (quelle di Napoli) e Olimpiadi (quelle invernali, del 2026, che Milano vorrebbe ospitare insieme a Cortina).

Sappiamo però che la manifestazione napoletana è stata organizzata in fretta e furia, nonostante il Governo abbia proposto di posticiparla per motivi legati all’organizzazione e all’ammodernamento delle infrastrutture. Le Universiadi non sono affatto poca cosa, ma a patto che tutto si svolga per bene: per come sono nate e vedendo gli sviluppi, tuttavia, il parere di molti è che forse sarebbe stato meglio prendersi un po’ più di tempo.

La designazione di Napoli, infatti, è avvenuta soltanto nel 2016 dopo la rinuncia di Brasilia, alla quale erano state affidate nel 2013, con circa 6 anni per prepararsi. Il doppio. Organizzare le Universiadi in tre anni non è cosa semplice, infatti nel 2016, eccetto Napoli, nessun’altra città presentò la candidatura. Ulteriori segnali non incoraggianti sono i litigi e le scaramucce infantili tra rappresentanti politici e altri interessati, che si sono ulteriormente divisi invece di fare squadra per la buona riuscita dell’evento.

Da questo punto di vista si comportano meglio in Lombardia e Veneto, dove Beppe Sala, Attilio Fontana, Luca Zaia e Gianpietro Ghedina (sindaco di Cortina) si sono messi al lavoro tutti insieme. Fondamentale anche l’impegno del Governo che si è impegnato a finanziare i Giochi in caso di nomina. Non a caso Malagò parla di “un Paese unito mai come prima”.

Sala ha inoltre affermato, secondo quanto riportato da La Stampa: “Abbiamo chiesto all’Università Bocconi di prevedere l’impatto economico sul territorio dei Giochi. Secondo i loro dati, l’investimento, stimato in circa 868 milioni di euro e costi operativi di 952 milioni, genererà introiti per quasi 3 miliardi di euro e un valore aggiunto di 1 miliardo e 200 milioni. Tutto sommato, un risultato molto positivo, che darà impulso a nuove opportunità di sviluppo, lavoro e rigenerazione ecologica del territorio, sia dove si svolgono i Giochi sia a livello nazionale”.

Miliardi che si aggiungono ai miliardi già cascati a pioggia per l’Expo 2015. La storia d’Italia, è vero, spesso ha visto e continua e vedere stanziamenti ingentissimi di fondi in particolar modo per il Settentrione (disuguaglianza che VesuvioLive denuncia da anni), eppure bisogna dire che in quella parte d’Italia, forse, sono più intelligenti perché riescono a superare le diversità per perseguire un obiettivo comune. Mettono da parte protagonismi e inezie, cosa che al Sud raramente sappiamo fare e non facciamo quando l’occasione lo richiede. Con queste premesse le Universiadi si apprestano a diventare un’opportunità sprecata dopo il fallimento totale del Forum delle Culture di Napoli del 2013, il quale nelle edizioni precedenti aveva rilanciato l’immagine delle città ospitanti.

Preoccupante è anche la lontananza con cui il Mezzogiorno guarda alle Olimpiadi Invernali 2026, percepite come qualcosa di estraneo. Eppure, ammesso che vengano assegnate effettivamente a Milano, sono anche i soldi pubblici, di tutti gli italiani, che verrebbero utilizzati. È assurdo a nostro avviso che nessuno, al Sud, la zona d’Italia che più ha bisogno di visibilità, fiducia e investimenti, faccia delle proposte serie per l’organizzazione di grandi eventi. Se non siamo noi a farci sentire, se litighiamo invece di lavorare in sinergia, è inutile poi piangersi addosso.


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