Recovery Fund e stato di diritto: “Arrivati gli accordi preliminari, è un passo avanti”

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Gli accordi sul Recovery Fund non hanno ancora smesso di accendere gli animi in Europa. Il Parlamento Europeo e la presidenza tedesca del consiglio dell’Ue hanno raggiunto un accordo preliminare sul meccanismo dello stato di diritto legato al pacchetto economico che comprende il Bilancio europeo e il Recovery Fund.

Ad annunciarlo è stato il portavoce tedesco Sebastian Fischer con un tweet: “Fumata bianca. Svolta al trilogo sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Un accordo preliminare è un passo avanti importante per l’Ue e la pietra miliare più importante nei negoziati in corso sul pacchetto del bilancio Ue”.

Quello che adesso serve, però, è l’approvazione dalle due parti. Il principio dello stato di diritto contempla il riconoscimento della supremazia della legge sugli altri poteri. Si è parlato, dunque, della possibilità di bloccare l’esborso delle risorse a Paesi, come Ungheria e Polonia, ritenuti colpevoli di violazioni di principi fondamentali quali la separazione dei poteri e la libertà di espressione e di informazione.

Per quanto riguarda il Recovery Fund (fondi che, per la sola Italia arriverebbero a oltre 200 miliardi di euro tra prestiti e sussidi), invece, è tornato a parlare il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni in occasione delle presentazioni delle nuove stime della Commissione europea.

Così, come riporta Il Fatto Quotidiano, Gentiloni spera che i primi aiuti riescano a raggiungere i paesi membri il prima possibile: “Nelle ultime settimane siamo di fronte alla recrudescenza della pandemia e sono state adottate nuove misure di contenimento. Il rimbalzo è stato interrotto. La crescita è destinata a fermarsi nel quarto trimestre, e riprenderà a salire a partire dal primo trimestre del 2021”.

Nonostante ciò, non tutti i paesi attendono con urgenza l’attivazione del Recovery Fund. La Banca centrale europea, a proposito di ciò, starebbe ragionando sulla possibilità di ridurre gli acquisti di titoli di quei paesi che non accettano prestiti e aiuti previsti dai piani europei per i paesi membri.

Stati come Spagna, Portogallo o Italia, i più interessati da questi aiuti, verrebbero in questo modo spinti ad aderire pienamente ai programmi di sostegno della Commissione. Non ricadono tra questi aiuti i finanziamenti del Mes che, teoricamente, provengono da un soggetto giuridicamente esterno all’Unione europea.

Nonostante Spagna e Portogallo siano, insieme all’Italia, due paesi interessati dagli aiuti, Madrid e Lisbona negli ultimi giorni hanno espresso la volontà di non utilizzare, almeno per ora, i prestiti del Recovery Fund (che comportano un aumento del debito pubblico e godono di una priorità di rimborso rispetto ai normali titoli di Stato).

L’Italia sta, intanto, iniziando a utilizzare nella pratica un atteggiamento simile. Su eventuali penalizzazioni per i paesi riluttanti, messe in atto da Francoforte, si saprà qualcosa di più preciso solo nella prossima riunione della Bce prevista per l’11 dicembre prossimo.


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