L’Europa che non c’è, l’Europa da inventare


Non è iniziato nemmeno l’anno che ci si ritorna nuovamente a chiedersi: quale futuro per l’Europa? Nell’epoca del tramonto dell’Euro, nel bel mezzo del suo crepuscolo, e nella fase più matura di espansione e deregolamentazione del mercato mondiale, è possibile immaginare-a e sperare-in un più Europa oltre l’Euro, in un’Europa alternativa a quella dei capitali privilegiati?

L’ultimo libro di Alberto Bagnai Il tramonto dell’Euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere dell’Europa (Imprimatur Editore 2012), a più di un anno dalla sua pubblicazione, sembra rimanere ancora una delle tesi più impopolari, oscene, e meno considerate dall’opinione pubblica, e soprattutto dal PD, il quale a pochi passi dal tramonto dell’Euro, (e del suo antieuropeo europeismo), sembra non voler sentir ragione, e ancor di più il richiamo delle folle disorientate, furenti ma immobili. Il tramonto dell’Euro non è un libro polemico contro l’Europa, ma un lavoro critico per un’Europa di più ampio respiro, un’Europa politica. Inoltre Bagnai ci aiuta a capire come diritto ed economia, e con esse tutte le scienze umane ed esattenon possono ridurre e sostituire il fenomeno politico delle masse in lotta, e come siano inutili costituzioni e parlamenti senza un popolo europeo che li esprima.

Nel suo libro il brillante economista ipotizza che l’Europa dell’Euro è agli sgoccioli, che l’impotenza dei popoli nazionali d’Europa, spossessati delle loro sovranità per opera di economisti e giuristi al soldo del capitale, è al culmine, e quando quest’ultima, finalmente, finirà, tutti noi festeggeremo l’alba di un’Europa effettivamente unita, di un unico popolo europeo.

Come nella Francia pre-rivoluzionaria, l’Europa non ha un popolo, non ha un proprio nome significante, non ha una propria volontà, non ha una propria identità. I mazziniani popoli europei sono oramai agonizzanti, e ciò che prolunga il loro martirio è un’indiscussa dottrina neoliberale, la più impolitica teoria pratica di cui l’Europa abbia mai sofferto, la quale sostituisce alla sovranità dei popoli la sovranità dei capitali. Mazzini e il suo sogno ottocentesco di un’Europa senza un popolo, di una Babilonia dei popoli, è fallito, e ancora oggi esso confonde la possibilità attuale dell’Europa con qualsiasi alternativa possibile. A distanza di anni dai totalitarismi, e dalla grande politica, i padri dell’Europa contemporanea hanno fallito miseramente dove pretendevano di sostituire alla politica delle convinzioni, la società dei saperi.

In attesa di una critica all’economia politica vigente, Bagnai ci dice che lo spread è un falso problema, uno specchietto per le allodole, e che la rete della moneta unica regge solo a garanzia della sopravvivenza dei burocrati e dei finanzieri senza patria, di quei parassiti senza alcuna cittadinanza, senza alcuna identità politica e costituzionale. Nell’ultima modernità la politica agisce una finalità peculiare: rendere riconoscibile nei popoli, che si sforzano di testimoniarla, nominarla e incarnarla, compierla e realizzarla, il suo scopo. In altre parole una moneta unica non può sostituire un unione politica dell’Europa, un popolo sovrano europeo.  L’unione politica dell’Europa non è una questione insolubile ma solo di straordinaria difficoltà, un programma e una sfida per il futuro, forse non meno sanguinosa e violenta delle conquiste di massa del passato.

Sarà, forse, non in un’anonimo europeismo, o in un vetusto meridionalismo di provincia, ma in una scelta partigiana, in una nuova identità, e progettualità, degna di essere assecondata, che il PD ritroverà la sua forza e la sua funzione?

Sarà in un Europa dell’ospitalità, in un popolo di speranzosi migranti, in un popolo errante senza patria (o, meglio, in un’Europa senza un popolo) che il PD riscoprirà una via all’emancipazione?

Invece di battersi il petto e flagellarsi per l’ennesimo carosello di segretari e leader non eletti, alle prossime elezioni europee il PD potrebbe presentare una proposta, sinceramente politica, di riforma per l’unificazione fiscale, del lavoro e per un diritto d’ospitalità, strada maestra  per un nuovo inizio dello stesso PD, (e di ciò che rimane delle sinistre europee), o è una ipotesi inattuale?


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