Pnrr, allarme Svimez: il Sud non avrà i soldi che gli spettano. Le risorse andranno al Nord

Foto fb Presidenza del Consiglio


A rischio la quota del 40% delle risorse del Pnrr destinate al Sud: è l’allarme lanciato dalla Svimez che ha diffuso una nota dove prende in esame le misure attualmente previste, e lo stato dei fatti, circa l’effettiva possibilità che il Mezzogiorno possa essere in grado di spendere quella cifra. Un 40% che è perfino minore del 68% che sarebbe dovuto spettare ai meridionali visti i criteri scelti dall’Unione Europa nel ripartire il Recovery Fund.

Risorse che “spariscono” e non si sa se riappariranno

Svimez ricorda che sono 86 i miliardi del Pnrr riservati al Sud, dei quali “62 finanziano misure per le quali è stato espletato almeno un atto formale che già sta orientando l’allocazione territoriale delle risorse nelle fasi successive dell’attuazione […] Le uniche risorse “certe” sono i 24,8 miliardi che finanziano progetti già identificati e con localizzazione territoriale e costi definiti. Meno di un terzo degli 86 miliardi della “quota Sud”. Queste risorse sono per oltre la metà (14,6 miliardi) di titolarità del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, e in buona parte finanziano “progetti in essere”, ovvero interventi per i quali già esistevano coperture nel bilancio dello Stato poi sostituite da quelle del PNRR”.

Secondo quanto affermato dal Governo, le risorse statali sostituite da quelle del Pnrr dovranno essere comunque spese per il Mezzogiorno, per cui non si tratterebbe di fatto di una sottrazione di finanziamenti. Sulla carta e nelle intenzioni però, e sappiamo che storicamente l’Italia ha spesso e volentieri dirottato risorse per il Mezzogiorno specialmente al Nord. Fa bene ricodare l’ennesima volta gli 840 miliardi tolti al Sud dal 2000 al 2017 e regalati al Centro-Nord.

“I rimanenti 61,2 miliardi di euro – continua Svimez – rappresentano risorse “potenziali”, la cui destinazione effettiva alle regioni del Mezzogiorno dovrà realizzarsi in fase di attuazione superando diverse criticità che la Relazione tecnica porta all’attenzione del decisore politico”.

Pnrr: i ministeri in capo alla Lega Nord sono i più avari per il Sud

Esistono poi quote di Pnrr in campo ad Amministrazioni centrali dove la quota 40% non è stata fissata: il Ministero dello Sviluppo economicoe il Ministero del Turismo hanno riservato al Mezzogiorno, per esempio, rispettivamente il 24,8% e il 28,6%. (si tratta dei ministeri più “avari” nei confronti del Sud e retti, guarda caso, da esponenti della Lega Nord). Altre risorse sono concesse ad esempio attraverso il credito di imposta, circostanza che penalizza il Sud dove le imprese sono numericamente inferiori, meno grandi e capaci di investimenti neanche lontanamente pari rispetto al Centro ed al Nord.

“Un rischio di ulteriore erosione della quota meridionale – precisa Svimez – è imputabile al meccanismo spontaneo di allocazione territoriale delle risorse per i crediti d’imposta riservati alle imprese attive nel settore turistico. Quest’ultimo, basato su procedure a bando o a sportello a livello nazionale, potrebbe penalizzare la partecipazione di imprese e iniziative localizzate nel Mezzogiorno potenzialmente beneficiarie. Analoghe conclusioni sussistono per le risorse PNRR a titolarità del Ministero per la Transizione ecologica (39,2 mld di euro, di cui poco più di 38,5 con destinazione territoriale), la cui quota complessiva destinata al Mezzogiorno è inferiore di 3 punti percentuali rispetto al vincolo normativo del 40%. Oltre al fatto che per alcuni interventi le risorse sono state territorializzate ex ante nel Centro-Nord mentre per altri la quota al Sud è stata stimata modesta o nulla (per vincoli tecnologici, assetto di mercato, etc.), per gli investimenti per i quali non sussistono vincoli tecnici alla localizzazione nel territorio meridionale sono previste procedure competitive rivolte a imprese o a enti locali il cui esito finale è dipendente dalla capacità progettuale e di risposta dei territori. Proprio per questi motivi, l’adesione delle regioni del Mezzogiorno potrebbe essere insufficiente ai fini del pieno utilizzo di tali risorse”.

Timori sulla capacità di spesa da parte del Sud insistono anche rispetto ad altri ambiti, viste le condizioni oggettive ed ataviche del territorio. Il Governo centrale, nel prevedere la quota 40%, avrebbe dovuto predisporre gli strumenti affinché il Mezzogiorno potesse effettivamente usufruire dei finanziamenti, ed era proprio questa la paura del mondo meridionalista: che, in qualche modo, venisse fuori il cavillo attraverso cui giustificare l’ennesimo dirottamento di miliardi. Questa è attualmente la strada che si intravede, ancora una volta.

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