Ipotesi Cuomo assessore regionale, la critica de “Il Tempo”: “La giunta Fico diventa una macchietta”

La critica de Il Tempo verso Enzo Cuomo, sindaco di Portici


Il quotidiano Il Tempo, nell’edizione di ieri, ha dedicato un’ampia analisi ai movimenti e agli equilibri interni alla nuova giunta regionale guidata da Roberto Fico, passando in rassegna nomi, scenari e possibili incastri politici che potrebbero caratterizzare la nuova fase amministrativa. Tra le varie valutazioni citate dagli osservatori interpellati dal giornale, viene menzionata anche l’ipotesi che il sindaco di Portici, Enzo Cuomo, possa essere preso in considerazione per un ruolo nella futura squadra regionale. Una prospettiva che, pur non trovando conferme ufficiali, ha riaperto discussioni e sensibilità nella città vesuviana.

La critica de Il Tempo nei confronti di Enzo Cuomo: tra piscina e vitalizio

Il giornale, tra l’altro, non si limita a parlare dell’indiscrezione. L’articolo è particolarmente tagliente e critico, poiché sostiene che attraverso un eventuale incarico ad Enzo Cuomo trasformerebbe l’esecutivo campano in una macchietta. Viene infatti riportato alla mente il video del 2019 in cui il primo cittadino, in costume in una piscina e sulle note de ‘O sole mio, accompagnato da un tale maestro Musto, augurava buon capodanno a concittadini e followers. Un filmato che scatenò un putiferio

Portici, infatti, conserva memoria di momenti politicamente delicati. Nel 2012 la scelta di Cuomo di accettare un incarico parlamentare comportò il commissariamento dell’ente e un successivo rinnovo amministrativo che portò all’elezione di Nicola Marrone, poi sfiduciato nel 2016. Anche il 2017 fu un anno particolarmente discusso, quando l’allora senatore si candidò e fu eletto sindaco mentre manteneva il proprio seggio a Roma: un episodio che generò interpretazioni diverse e che ancora oggi viene evocato come simbolo di un rapporto politico complesso tra città e rappresentanza nazionale. L’articolo a firma di Edoardo Sirignano richiama infatti il sospetto – proveniente da più fronti – che le dimissioni da senatore fossero giunte in ritardo per poter maturare il vitalizio.

Alla luce di questo passato, una parte dei cittadini guarda con preoccupazione alle indiscrezioni riportate da Il Tempo. L’eventuale dimissione del sindaco, necessaria per un incarico regionale, comporterebbe un nuovo commissariamento e un’ulteriore pausa nell’attività amministrativa. Ed è proprio la possibilità di uno stop improvviso a preoccupare diversi residenti, anche per via dei numerosi dossier ancora aperti: dall’ex area Kerasav al mercato coperto, dall’ex piazzetta Montedison ai lavori del lungomare, dove continuano a emergere segnalazioni di difficoltà e ritardi che i porticesi non vorrebbero che restassero insoluti.

Il tutto avviene mentre la politica regionale attraversa una fase di assestamento e costruzione dei nuovi equilibri, e mentre a Portici resta ancora irrisolto il clima generato dall’ultima “crisi del campo largo” sulla votazione del presidente Fico, che ha lasciato strappi e tensioni rimaste senza spiegazione nelle scorse settimane, a cominciare proprio dalle uscite del portavoce della lista Cuomo sindaco sui social, appunto Pietro Cuomo, contro il candidato del Campo Largo, di cui sia maggioranza che opposizione del comune di Portici avevano chiesto spiegazioni.

In assenza di conferme, si tratta soltanto di scenari e possibilità. Tuttavia il fatto che un quotidiano nazionale come Il Tempo (e altri quotidiani) abbia incluso il nome del sindaco di Portici nelle proprie analisi è bastato a riaprire un dibattito che nella città vesuviana non si è mai del tutto sopito. Per molti cittadini l’eventualità di un nuovo passaggio politico esterno rischierebbe di far percepire Portici nuovamente esposta a dinamiche che superano i confini comunali e che, in passato, hanno avuto ricadute dirette sulla vita amministrativa locale.

In attesa di sviluppi ufficiali, la città osserva con attenzione ciò che accade ai vertici regionali, consapevole che anche semplici indiscrezioni possono incidere sulla fiducia pubblica e sul suo equilibrio politico, storicamente sensibile e incline a riaccendere memorie già note.


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