Il terremoto che sconvolse l’Irpinia: il ricordo del sisma del 1980


Domenica 23 novembre 1980. Ore 19:34. Il terremoto. Una scossa di 90 secondi. Un’area di 17.000 km quadrati che parte dall’Irpinia fino a estendersi in Basilicata. 6,9 magnitudo sulla scala Mercalli. 3000 morti, 9000 feriti, 300.ooo senzatetto, 150.000 abitazioni  distrutte.

Sono numeri spaventosi, come risulta dai dati reperiti dalla Fondazione Valenzi, e sono il lascito del terremoto che ha sconvolto il sud Italia nel 1980, quello stesso 3 novembre che oggi il presidente della Repubblica  Sergio Mattarella ricorda e commemora in onore delle vittime che il sisma ha causato. Le sue parole di cordoglio sono per tutte quelle famiglie distrutte, le case crollate e i soccorsi arrivati in ritardo.

Queste le parole del presidente:

“Sono trascorsi quarant’anni dall’immane tragedia provocata dal terremoto che devastò l’Irpinia e la Basilicata, colpendo anche parte della Puglia. Quasi tremila persone morirono sotto le macerie delle proprie case, o in conseguenza delle distruzioni di edifici. Tante vite non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi. Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione.[…] Nella ricorrenza del più catastrofico evento della storia repubblicana desidero anzitutto ricordare le vittime, e con esse il dolore inestinguibile dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza. La Repubblica venne scossa da quel terremoto che aveva colpito aree interne e in parte isolate del nostro Paese ma tutto il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l’impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli.​”.

Il presidente delinea così un’emergenza senza precedenti che ha visto un’operazione di ri-edificazione di centri abitativi, borghi e paesi di ogni tipo per ricostruire e rimediare ai danni provocati dal terremoto. Una tragedia che ha portato alla nascita della protezione civile italiana, la quale si è rivelata una necessità da molto tempo paventata per un paese così a rischio e che oggi vanta una grande dote organizzativa. Di sicuro, un miglioramento rispetto a 40 anni fa se si pensa che, in seguito al terremoto, molte situazioni sono state aggravate dall’assenza o dal ritardo dei soccorsi.

Oggi, 23 novembre 2020, ricorrono 40 anni da quella tragica sera. La sera di cui si ricordano i morti, i feriti e le abitazioni distrutte, ma anche l’opera di grandiosa solidarietà dimostrata dai cittadini e dalle operazioni di volontari, i quali sono stati una risorsa fondamentale per le strategie di soccorso nei confronti di coloro che ne avevano bisogno.

Il terremoto del 1980 è stato un evento che ha consentito al paese di comprendere la propria fragilità e debolezza e da cui l’amministrazione ha imparato una profonda lezione. Per questo motivo, in seguito al tragico evento del sisma fu istituita la protezione civile italiana per consentire al paese di non trovarsi impreparati ancora una volta. Un’impreparazione che è costata cara e da cui oggi possiamo ancora imparare, soprattutto alla luce di una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero.

In onore e commemorazione dei 40 anni, molti sono le organizzazioni che ricordano l’evento con profonda tristezza. Il Presidente della regione De Luca ha infatti tenuto un discorso commemorativo per ricordare il terremoto, mentre sulla pagina Facebook ufficiale della Regione Campania è comparso come monito la pagina del Mattino che incitava i soccorsi con un “Fate presto” nei propri titoli sensazionalistici.

Anche la Fondazione Valenzi ONLUS ha organizzato un ciclo di incontri per commemorare l’evento. Dal 21 Novembre al 25 Novembre, con il 23  come punto cardine e centrale della propria iniziativa, la fondazione ricorda il terremoto con le testimonianze degli amministratori locali e dei giornalisti che hanno vissuto la situazione in prima persona. Con due incontri al giorno: uno pomeridiano delle 15:00 (Voci dal cratere) e uno serale delle 19:00 (Incontro con gli intervistati), la Fondazione accompagna il pubblico nella commemorazione del terremoto, il tutto corredato con i materiali originali delle registrazioni raccolte dei radioamatori dell’epoca, nel tentativo di organizzare i soccorsi e il ritrovamento e successivo trasporto del bambino di Lioni in elicottero.

Una giornata all’insegna del ricordo, la quale ci rammenta ancora oggi la fragilità e la caducità degli eventi, ma che evidenzia la straordinaria capacità del nostro paese di far fronte alle situazioni più estreme.


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