La differenza tra noi e loro. Qui goliardata da stile Juve, all’estero razzismo


Il razzismo negli stadi può considerarsi una vera e propria forma di violenza verbale. Purtroppo la lotta che negli anni si insegue affinché questo fenomeno possa essere completamente debellato, in Italia è spesso contrastata dalla leggerezza con cui si chiude un occhio o si finge di non sentire, forse per evitare di contrastare piazze che molto spesso fanno la fortuna di quelli che vengono definiti “grandi club”.

Sottovalutare la gravità del razzismo è una cosa che non solo sporca l’identità di un intero paese ma che può anche mettere in serio rischio l’incolumità delle persone. Non si esagera quando si pensa che da un semplice termine dispregiativo possa scaturire un’azione violenta ed estrema e prima che ciò avvenga, sarebbe bene porre rimedio.

E’ giusto spiegare, per chi non  fosse bene a conoscenza il vero e proprio significato del termine razzismo, per far comprendere quanto sia ampio il raggio d’azione di questa mancanza di rispetto.

Con la parola razzismo non si intende la semplice intolleranza verso uno o più individui, il razzismo è discriminazione territoriale, è odio, è un attacco ingiusto ad una popolazione che ha vissuto condizioni disagiate, o a individui che hanno semplicemente il colore diverso della pelle, è un sentimento che porta a sperare nella distruzione totale di un popolo per trarne un effimero e becero benessere. Il razzismo è una condizione talmente ampia che uccide con le parole ancora prima che con i gesti, ma ancora oggi viene sottovalutato, quando negli stadi se ne fa un ampio abuso.

Lo sport dovrebbe rappresentare la lealtà, l’aggregazione, e invece e da anni ormai che il calcio in modo particolare, rappresenta l’occasione migliore per sfoggiare l’odio tra popoli molte volte anche appartenenti alla stessa nazione.

Senza voler fare vittimismo o implorare pietà, bisogna ammettere che in Italia particolarmente bersagliati sono i napoletani, che con i continui cori che incitano il Vesuvio ad esplodere, sono spesso protagonisti anche in partite in cui non presenziano, basterebbe pensare a quella di Europa League tra Celtic ed Inter, dove in difesa dei partenopei sono accorsi gli scozzesi, o a quella tra la Juventus e il Borussia Dortmund dove i bianconeri, oltre ad offendere gli avversari, hanno offeso anche Napoli e Catania, ma non dimentichiamo neanche gli striscioni che ricordano gioiosi la tragedia di Superga o le vittime dell’Heysel .

L’Italia e la FIGC (definita dagli stessi tifosi del Celtic “troppo indulgente), troppo spesso sorvolano su queste azioni alimentando e indirettamente favorendo lo sviluppo del razzismo negli stadi.

Tempo fa, fu proprio Agnelli, il presidente della Juventus, a dichiarare che la società è sempre molto attenta alla lotta al razzismo, ma che bisogna distinguere per bene quello che accade senza enfatizzare o estremizzare quelli che sono i gesti di 30 o 40 persone, evidentemente perchè fin troppo consapevole che gli attacchi razzisti rivolti alla sua società sono nettamente minori rispetto a quelli che i tifosi bianconeri rivolgono agli altri.

Sarebbe bello mandare a colloquio Agnelli e tutta la FIGC, con la società del Chelsea, che negli ultimi giorni è passata da protagonista negativa ad esempio di civiltà per le successive decisioni prese in merito agli atti di razzismo del propri tifosi nei confronti di un uomo di colore, mentre gli impedivano l’ingresso nella metropolitana di Parigi, con forza e squallidi cori.

Il Chelsea, dopo aver analizzato attentamene la situazione, fa sapere che se le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della metropolitana, dovessero certificare le colpe dei blues, i tifosi riconosciuti nel video, saranno allontanati a vita dallo stadio.

Non un giorno, non un mese e neanche un anno, una sospensione a vita per aver allontanato un uomo di colore dalla metropolitana e averlo offeso con cori razzisti, mentre qui in Italia determinati atteggiamenti vengono definiti “goliardate”.

Non possiamo risentirci se quando riferendosi all’Italia qualcuno ridere e dice che questo è il paese di “nessuno”, non possiamo offenderci se quando diciamo “Bel Paese”, pensiamo che di bello sia rimasto poco o niente, e soprattutto non possiamo offenderci quando dall’estero arriva la solidarietà verso un popolo attaccato dai suoi connazionali, perchè queste sono solo le più semplici dimostrazioni che l’Italia si sta sgretolando, a causa di un’insana negligenza che non mette a tacere le intolleranze territoriali tra quelli che sono i figli della stessa patria.

Una volta il calcio italiano si distingueva nel mondo, e anche oggi, ma per la sufficienza con cui determinate situazioni continuano ad essere sottovalutate. Arriva ancora una volta dall’estero, l’ennesimo esempio di civiltà.


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