Voto di scambio, Giovanni Palomba torna sui fatti del 2018: “Non potevo non accettare i candidati”

Palomba a fine mandato torna sul voto di scambio del 2018


Giovanni Palomba traccia un bilancio dei suoi cinque anni di governo cittadino a Torre del Greco e torna sullo scandalo del voto di scambio che ha contrassegnato l’inizio del suo mandato.

Palomba sul voto di scambio: “Non potevo sapere”

Giugno 2018, dopo un’aspra campagna elettorale dalle urne del ballottaggio esce il nome di Giovanni Palomba come primo cittadino di Torre del Greco. Palomba aveva totalizzato più preferenze del suo avversario Luigi Mele ma gli occhi e l’attenzione della città erano tutte per i video denuncia di FanPage nei quali si mostravano i galoppini di diversi candidati consiglieri comunali, tra cui anche alcuni della coalizione che appoggiava lo stesso Palomba, che tentavano di acquisire voti fuori alle scuole in cambio di banconote da 20 euro.

La Procura apre un’inchiesta che scoperchia un sistema strutturato di condizionamento del voto, che verrà definito sulle carte un “vile mercimonio” di preferenze elettorali e coinvolgerà imprenditori, politici ed associazioni.

Giovanni Palomba, che non è mai stato toccato da misure cautelari e si è sempre detto estraneo ai fatti, parla così di quei giorni: “La nostra amministrazione è nata sotto la cattiva stella del voto di scambio. All’epoca si guardava molto alla figura del candidato sindaco, che ero io“.

Un’estraneità ribadita più volte che però, di fatto, l’ha sempre visto al centro delle discussioni e più volte sentito dai giudici: “In una squadra ampia, come ce ne sono anche a queste elezioni del 2023, può succedere che un candidato consigliere non interpreti bene come si chiede il voto“. E’ questa la semplificazione di Palomba, ribadendo anche che non cambierebbe nulla delle sue azioni: “Non posso non fare le liste e non accettare candidati. Ma quello che poi il candidato fa in 30 giorni di campagna elettorale è difficile da capire“.

“Cosa farei se tornassi indietro? Non aprirei il comitato elettorale”

Da quell’esperienza però coglie un punto che andrebbe a correggere: “Con il senno di poi, non aprirei alcun comitato elettorale. Lì può entrare chiunque e venire a chiedere cose. Lì devi essere bravo tu a tenerti nei ranghi“. E contesta, in parte, la definizione stessa di voto di scambio: “Molte volte è difficile capire se si tratta di scambio. Se qualcuno chiede qualcosa ed un candidato accetta, certamente è voto di scambio. Ma possono crearsi anche altre situazioni. Il voto nasce per amicizia, per conoscenza. Se ti trovi a parlare con un amico, devi chiedere o no il voto ?

Nonostante la cattiva stella, il mandato di Palomba a Palazzo Baronale è durato per tutti e cinque anni, come prevede la legge, e sarà lo stesso Palomba a consegnare la fascia tricolore al vincitore del ballottaggio del 28 e 29 maggio, che vedrà confrontarsi il chirurgo ed ex sindaco Ciro Borriello e l’avvocato penalista Luigi Mennella. Un atto che chiuderà, anche simbolicamente, una difficile esperienza amministrativa sulla quale Palomba chiosa: “Ci sono stati dei problemi, ma chi ha sbagliato sta pagando“.


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