Santa Maria alla Sanità. Perché è conosciuta come San Vincenzo ‘O munacone?


Guardando dall’alto Napoli a tutti sarà capitato almeno una volta di soffermare lo sguardo su una cupola con maioliche gialle e verdi che spicca nel quartiere Sanità. Questa costruzione appartiene alla celebre Basilica di Santa Maria alla Sanità. Costruita tra il 1602 e il 1610 da Fra’ Giuseppe Nuvolo, alias Vincenzo de Nuvola, è uno dei tanti esempi dell’arte barocca che trovò, nel XVII secolo, il suo massimo splendore nel capoluogo campano. Linee curve e sinuose, giochi di chiaroscuro ottenuti con l’uso di materiali diversi come marmo e piperno, uso combinato di pittura, stucco e scultura: Santa Maria alla Sanità è tutto questo e molto di più.

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Interno santa Maria alla Sanità

L’edificio ha una pianta a croce greca e un presbiterio rialzato che ingloba la precedente basilica paleocristiana, da cui si accede alle catacombe di San Gaudioso, area cimiteriale napoletana risalente al IV o V secolo a. C., oggi andata in parte perduta. Ai lati dell’ingresso sono poste due acquasantiere a muro, in marmi policromi, che risalgono alla metà del Seicento, con lo stemma dell’Ordine domenicano. Santa Maria custodisce numerose opere testimoni della bellezza che contraddistinse la pittura napoletana del XVII e XVIII secolo. Fra tutte spiccano i dipinti di Luca Giordano come “La Vergine con i Santi Giacinto, Rosa e Sant’Agnese”, “L’estasi della Maddalena” e “La Gloria di San Pio V”. Quest’ultimo fu realizzato per celebrare il centenario della vittoria di Lepanto e l’istituzione della festa della Beata Vergine del Rosario. Non si possono dimenticare anche alcune tele di Andrea Vaccaro quali “Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria” e “Santa Caterina da Siena che riceve le stimmate”. È del 1625 la sagrestia, decorata da Giovan Battista Di Pino, che conduce al chiostro ellittico sovrastato da Corso Napoleone, il cosiddetto ponte della Sanità voluto da Gioacchino Murat per collegare via Toledo a Capodimonte. Il chiostrino è caratterizzato da pilastri con arcate superiori e decorazioni raffiguranti episodi della vita dei frati domenicani. Risale invece al 1677 il pulpito in marmo realizzato da Dionisio Lazzari, scultore specializzato nell’arte dell’opus sectile (antica tecnica utilizzata per lavorare i marmi).

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particolare santa Maria alla Sanità

La Basilica fu dedicata a Santa Maria come segno di devozione dei partenopei nei confronti della Madonna in seguito al ritrovamento della più antica raffigurazione della Vergine a Napoli risalente al V-VI secolo d. C. L’immagine, proveniente dalla cripta, è affissa sulla parete destra della prima cappella della chiesa dedicata a san Nicola. Ma come mai allora questo edificio è conosciuto anche con il nome di San Vincenzo ‘O munacone? Il complesso custodisce al suo interno una statua lignea di San Vincenzo Ferrer, detto affettuosamente ‘o munacone, predicatore medievale appartenente all’ordine domenicano al quale sono stati attribuiti più di ottanta miracoli. Fu proclamato santo nel 1458 da papa Callisto III. Una leggenda narra che questa statua, particolarmente amata dal popolo napoletano, fu portata in processione nel 1836 quando la città fu colpita da un’epidemia di colera. Grazie all’intercessione del santo il contagio cessò e da allora, ogni primo martedì di luglio, il rito si ripete per ricordare la grazia ricevuta.

Fonti: Francesco Abbate, “Storia dell’arte nell’Italia meridionale”, Roma, Progetti Donzelli, 2001

Nanà Corsicato, “Santuari, luoghi di culto, religiosità popolare”, Napoli, Liguori Editore, 2006


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