Più Buono, l’azienda napoletana che sfida i marchi del nord nei supermercati


Gran parte dei prodotti che si trovano nei supermercati, sono prodotti del centro-nord. Il Sud compra quei beni per 70 miliardi di euro all’anno. Una grande arma per ribaltare la situazione del meridione, lo diciamo da sempre, è quella di valorizzare i prodotti del Sud, comprandoli. Quando spendi 100 euro per un prodotto del Nord, 6 euro rimangono al Sud. Il Movimento Neoborbonico, già 25 anni fondò il “Progetto Comprasud”; anche il comune di Napoli, oggi ha abbracciato questa idea, promuovendo lo “Scegli Napoli”, nell’ambito del progetto “Napoli città Autonoma”.
Un’azienda alimentare tutta napoletana che ci sta provando in questi anni, è proprio la “PIU’ BUONO”, che dal 2012 (anni di forte crisi economica) prova, con i suoi prodotti alimentari, proprio a “scalare” quei famosi scaffali ed in un modo o nell’altro ci sta riuscendo, essendo sempre più frequente nel centro-sud. Abbiamo intervistato in questi giorni il responsabile Marketing & comunicazione del marchio “Più Buono”: Gianluca Sacchettino della E.L.G. FOODS S.R.L.

Più Buono1)Come e da quale idea nasce l’azienda PIÙ BUONO? Perché ricopre proprio il settore alimentare?

“Innanzitutto vi ringraziamo per l’interesse mostrato nei confronti della nostra azienda. Più Buono è un marchio alimentare italiano che vanta una vasta gamma di prodotti: merendine, snack per break e aperitivi, pasta, panificati, dolci e dessert, cioccolato e bevande. Più Buono è stato pensato per accompagnare il consumatore in ogni momento della giornata, condividendo i valori della bontà e della qualità”.

2)Che scopo ha quest’azienda proiettato per il lungo termine?

“Attualmente la nostra distribuzione ricopre l’intero Centro e Sud Italia, ci auguriamo di poter essere presenti nell’intera penisola da qui a pochi anni”.

3)I prodotti PIÙ BUONO possono considerarsi alimenti di carattere popolare e artigianale (pur essendo un prodotto industriale), specialmente per i prezzi, ma nello stesso tempo, garantendo qualità e buona alimentazione, in particolare per i più piccoli?

Il successo di Più Buono si deve al rispetto dei valori in cui crediamo e che i consumatori, scegliendoci, condividono. Crediamo fortemente nel valore dell’impegno, dell’attenzione e della responsabilità. Ci impegniamo a fornire prodotti in linea con le tutte esigenze, garantendo la piena qualità a un buon prezzo. La soddisfazione dei nostri consumatori è la nostra priorità”.
4)Chi ha avuto questa idea di lanciare un prodotto che è sempre più presente, non solo nel Napoletano?

“Più Buono nasce dalla passione di due giovani imprenditori napoletani, due amici dai valori forti e passionali ereditati dal territorio in cui sono nati e cresciuti e in cui scelgono di credere e investire: Napoli”.

5)Come mai sfidare periodi particolari come il 2012, di forte crisi per le aziende, specialmente per quelle del Sud, sempre meno supportate ed agevolate?

“L’economia Italiana e le aziende italiane, in particolar modo quelle del Sud, stanno vivendo anni difficili ma, è solo con il duro lavoro che possiamo riportare il paese agli splendori che merita. Il 2012 è stato l’anno in cui Più Buono, nascendo, ha iniziato a far la sua piccolissima parte per il bene della Campania, del Sud e dell’Italia”.

6)È stata molto condivisa, soprattutto sui social, la vostra pubblicità-risposta allo spot dell’azienda Motta, che aveva dimostrato poca originalità, appoggiandosi come al solito allo stereotipo della musica neomelodica napoletana, paragonandola alla “stupidità di alcune intelligenze artificiali”. Come mai quella risposta così originale?

“I nostri due spot (SPOT1 – SPOT2) sono stati sicuramente rilasciati di conseguenza, ma non come critica o risposta. Sono stati pensati per trasmettere il valore dell’uguaglianza, prendendo le distanze dal classico stereotipo della musica neomelodica napoletana. Infatti chi ci segue sa che nella settimana successiva abbiamo lanciato un altro spot, identico, con una canzone simbolo dell’uguaglianza. A noi le vere risposte piace darle sul campo della distribuzione. Siamo una giovane azienda campana che conta milioni di pezzi venduti in pochi anni di attività e ci auguriamo di crescere sempre di più”.

7)Vi sentite a tutti gli effetti come un’azienda portatrice di napoletanità, magari dal punto di vista industriale? Qualche idea futura per valorizzare Napoli con i vostri prodotti?

La nostra azienda nasce dall’idea, dal lavoro e dalle ambizioni di due giovani imprenditori napoletani. Tutte le donne e gli uomini, che ogni giorno lavorano duramente al progetto Più Buono, sono campani. Per noi questo è sicuramente motivo di orgoglio e ciò che conta davvero, è che ogni azienda valorizzi il proprio lavoro per il bene di tutto il Paese”.

8)Sempre più spesso va di moda il CompraSud, dopo i recenti dati tra SVIMEZ e ISTAT, che vedono un Sud sempre più povero e poco tutelato. La vostra può essere anche una piccola sfida per cercare di portare su quegli scaffali, anche prodotti napoletani e meridionali, specialmente sapendo che molte associazioni supportano queste iniziative di valorizzare i prodotti del Sud?

“CompraSud è sicuramente un progetto affascinante e importante per il Sud Italia. Nel nostro caso disponiamo di tantissimi prodotti campani come altrettanti europei. Le nostre aziende produttrici, infatti, sono scelte in base a un’attenta e accurata selezione, al fine di garantire al consumatore la massima soddisfazione. Ad oggi il nostro marchio condivide il concetto e il progetto di valorizzare le aziende del Sud ed infatti la nostra azienda genera ricchezza e lavoro a moltissime famiglie appartenenti tutte al Sud Italia”.

Che dire, un marchio in continua espansione, che farà sempre più parlare di sé; quest’azienda si sta dimostrando certamente all’avanguardia nel settore alimentare su campo nazionale. Ci viene da pensare che dopo tutto quello che spesso raccontiamo, su come è stata unita l’Italia, e come questa unità è stata portata avanti ai danni del Sud, se riusciamo a trovare meridionali ancora coraggiosi, che non vogliono prendere quella valigia “di cartone” per andar via, ma che vogliono ancora provarci, allora vuol dire che il tessuto culturale del nostro popolo, è ancora ben radicato, e dobbiamo fare di tutto per valorizzare questi brand, e questi prodotti, quelli della nostra terra.


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