“Interverremo dopo il 6 gennaio”: incuria e rimpalli, così è crollato ‘O Chiavicone


La mareggiata che ha colpito Napoli negli scorsi giorni ha fatto crollare il già pericolante arco borbonico del ‘700 detto “’O chiavicone”.

Un pezzo di storia franato a causa dell’incuria, del completo disinteresse di chi invece avrebbe dovuto fare qualcosa quando ancora era possibile. Nonostante le numerose segnalazioni fatte nel corso degli anni, non si è mai fatto nulla per sostenere il pericolante arco borbonico, che sabato 2 gennaio 2021 è crollato.

Già nel 2019 il giornalista e fotografo napoletano Giuseppe Farace denunciò lo stato di pericolo in cui si trovava l’antico arco borbonico sul lungomare di Napoli. “Non è servito assolutamente a nulla il mio esposto ai Vigili del Fuoco – scrisse Farace su Facebook – che sono intervenuti sul posto il 3 novembre scorso e hanno immediatamente informato il Comune di Napoli. Né i vari articoli pubblicati dalla stampa locale. L’antico arco borbonico del lungomare napoletano, a pochi metri da Piazza Vittoria, è destinato prima o poi a crollare nell’indifferenza generale. La situazione è chiaramente documentata in queste fotografie scattate oggi.

L’unico provvedimento del Comune è stato quello di transennare un breve tratto di marciapiedi (ciò evidenzia che c’è anche un rischio per i passanti). L’inverno ci riserva sicuramente delle violente mareggiate. La base dell’arco potrebbe quindi spostarsi ulteriormente e farci perdere per sempre l’ultima testimonianza dell’antico molo borbonico; ma probabilmente ai vertici del Comune, della Soprintendenza e dell’Autorità Portuale ciò non interessa”.

Dopo la richiesta d’intervento da parte di Farace, ci fu anche quella da parte del Museo del Mare, ma anche in quell’occasione non venne fatto nulla.

A settembre 2019, dopo quasi un anno, le condizioni dell’arco borbonico erano peggiorate, la pietra su cui poggiava l’arco era stata spostata da una violenta mareggiata, ma la speranza di un’intervento da parte delle istituzioni c’era ancora, anche se non era stato proposto nulla.

L’Autorità Portuale avrebbe dovuto occuparsene. Infatti il soprintendente La Rocca, promise di valutare la situazione del molo borbonico appena possibile, dopo averne parlato anche con i funzionari. Anche per questa volta, solo parole e niente fatti.

A giugno 2020 poi finalmente l’Autorità Portuale capì di dover fare qualcosa predisponendo un vertice con la Soprintendenza per stabilire le modalità di intervento per un futuro progetto di ristrutturazione dell’arco.

Di un reale intervento però neanche l’ombra. Per recuperare tempo l’arco, ormai in procinto di crollare, è stato sostenuto e puntellato con una gabbia di tubi che, secondo le parole dei tecnici, lo avrebbero sorretto finché i lavori di ristrutturazione non sarebbero stati realizzati.

Poi, in un attimo, si arriva al 29 dicembre 2020. “O chiavicone” ha retto all’ennesima mareggiata, ma la parte superiore dell’arco si era completamente staccata. Il crollo era ormai imminente.

Ma l’Autorità Portuale recatasi sul posto, consegnò un bollettino rassicurante: la struttura ha retto e anche i pali di sostegno sono al loro posto. L’arco borbonico s’è salvato.

Così, si è tirato un sospiro di sollievo e si è cancellata ogni altra preoccupazione, compresa quella di possibili successive tempeste che avrebbero potuto far crollare l’arco. Non si è pensato di procedere immediatamente con la messa in sicurezza della struttura ma la decisione presa dall’Autorità Portuale è stata quella di riparlarne dopo le feste, dopo il 6 gennaio, per poi, quasi sicuramente, rimandare nuovamente. A completare però l’opera di distruzione dell’arco borbonico iniziata dalla completa noncuranza delle autorità competenti, ci ha pensato il mare e sabato 2 gennaio 2021, l’arco è definitivamente crollato.

Foto di Francesco d’Angelo

Anche in questo caso, “si sono mossi” da subito i tecnici dell’Autorità Portuale promettendo di recuperare le pietre crollate e di ricostruire tutto. Al momento però ancora nessuno ha recuperato gli antichi blocchi di pietra lavica e ancora una volta si è deciso di procrastinare, mandando in rovina Napoli e la sua storia.


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