Parrucchiere denuncia: “Chiusi ma paghiamo utenze e affitti. Sembriamo il paese dei balocchi”


Il prorogarsi della zona rossa sta provocando sempre più malcontento, e non di rado le tensioni esplodono generando feroci proteste. A farsi portavoce di questi malumori è anche un parrucchiere di Portici, Jimmy, che ha raccontato la sua esperienza e quella di tanti altri colleghi a Vesuvio Live, mettendone in luce gli aspetti più paradossali.

Noi non siamo stati chiusi come altre attività anche in zona rossa, ma il Governo Draghi ci ha richiusi“, spiega Jimmy. “Nella prima fase Conte, anche se poco, ci aveva sostenuto, ma il governo Draghi ha trovato un modo per non pagarci: concedere i ristori a chi ha subito il 30% di perdita.

Questo vuol dire che io, avendo avuto il 27% di calo, non vengo considerato. Siamo stati chiusi 3 mesi, e alla riapertura com’era prevedibile abbiamo lavorato tantissimo. Alla fine dell’anno, quindi, non ho avuto un calo enorme e non sono rientrato nel decreto sostegni. Ma ogni imprenditore sa che un’attività deve crescere di anno in anno: noi abbiamo perso dei mesi di lavoro che nessuno ci ha restituito“.

Negli ultimi giorni inoltre abbiamo assistito a un fenomeno paradossale: in Campania sono state riaperte le attività che offrono servizi di cura per gli animali, ma non quelle di cura alla persona. “Questo è proprio fuori dal mondo“, commenta Jimmy.

Se tu rispetti più un cane che un essere umano c’è qualcosa che non va. Questa falla va sottolineata: io sono contentissimo per i toelettatori, esprimo massima solidarietà nei confronti di chi apre. Ma ci possiamo arrabbiare se la cura degli animali viene messa prima della cura della persona. Noi lavoriamo per appuntamento, rispettando tutte le regole, le distanze, non ha senso chiuderci.

Mi sembra che ci sia un accanimento contro alcune categorie, come barbieri, parrucchieri, ma anche ristoratori. Sembriamo il paese dei balocchi. Tutto quello che noi possiamo fare e faremo anche successivamente non conta, per i prossimi 15 giorni rimarremo comunque chiusi. Siamo una categoria protetta da niente e da nessuno“.

Jimmy infatti non parla solo per sé in quanto parrucchiere, ma per un gruppo di colleghi che si sono uniti virtualmente e che hanno dato voce ai propri disagi. In una condizione di chiusura perpetua come quella che stanno vivendo i parrucchieri, i problemi più grandi restano sempre i costi fissi, e le utenze in particolare.

Va bene rimanere chiusi, ma non dovremmo avere costi come le bollette dell’elettricità o del gas. Quando ho riaperto, a maggio del 2020, le fatture dell’elettricità riportavano un importo uguale a quello di Natale. Eppure io, non lavorando, non ho consumato energia. Posso capire che ci sono costi fissi nelle fatture, ma sono bassi.

L’importo è stato giustificato così: il contatore elettronico fa una presunta lettura, e a fine anno c’è un conguaglio. Noi però non abbiamo avuto né soldi indietro, né una fattura che attestasse il conguaglio. In pratica, noi le utenze le paghiamo ugualmente, e anche gli affitti. Il Governo potrebbe rimborsarci almeno quelli, magari facendoci dimostrare che abbiamo un contratto regolarmente registrato“.

I rimborsi però, come spiega Jimmy, non dovrebbero essere effettuati con credito d’imposta: questo prevede infatti un rimborso percentuale sulle tasse da pagare, ma è una modalità che finisce per penalizzare le piccole imprese e favorire le grandi aziende. “Non vogliamo essere presi in giro“, spiega il parrucchiere. “Se non potete rimborsare le utenze, rimborsateci almeno gli affitti“.

Conte almeno ce li ha dati i soldi, il governo Draghi questo non l’ha fatto e non lo farà. E poi vediamo le varie stupidaggini che vengono promosse come il cashback e il bonus nascita. Capisco il calo delle nascite, ma pensate ad aiutare le piccole imprese. Quando ci sarà lo sblocco dei licenziamenti succederà il finimondo.

Parlare sempre di apertura è inutile, decidono sempre loro, ma non vogliamo essere mortificati intellettualmente: al Governo chiediamo dignità e onestà. Vogliamo solo che il Governo sia sincero nei nostri confronti, ma questa onestà non la vediamo. Vediamo solo slogan che poi si rivelano inutili, perché parlando con i commercialisti ci sentiamo dire che non possiamo avere soldi“.

In una condizione del genere anche le proteste più accese si rivelano del tutto inutili. “Sono un motivo di sfogo per i malumori di tanti professionisti, ma si fanno nella consapevolezza che niente succederà. Io personalmente non partecipo alle manifestazioni, alcuni amici sì“. Senza un piano preciso per salvare le piccole imprese, le manifestazioni restano fini a se stesse, e interi settori rischiano di morire lentamente.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI