Immobili abusivi, la protesta dei residenti arriva a Roma: “Il diritto alla casa è sacro”


Erano centinaia le persone che stamattina hanno manifestato davanti alla sede del Parlamento a Roma per cercare di ottenere il blocco dei procedimenti di demolizione dei propri immobili, spesso abusivi e realizzati nei decenni precedenti, per i quali sono esecutive le sentenze di condanna ormai passate in giudicato. Persone provenienti perlopiù dalla Campania, ma anche dalla Sicilia, dalla Calabria, venute a difendere dalle ruspe l’unica abitazione di loro proprietà. Ad interloquire coi manifestanti si sono intravisti il forzista Maurizio Gasparri, il renziano Gennaro Migliore e il deputato Gianluca Cantalamessa (Lega). A rappresentare i comitati presenti c’era anche l’avvocato ischitano Bruno Molinaro, promotore di una mozione finalizzata a bloccare le procedure di demolizione in cambio di forme di ravvedimento operoso, senza riaprire i termini di nuovi condoni edilizi, oggi proibiti dai vincoli europei.

LA PROTESTA A ROMA DEI RESIDENTI CONTRO LA DEMOLIZIONE DEGLI IMMOBILI DICHIARATI ABUSIVI

Ma non è l’unica proposta che facciamo per far rientrare nella legalità gli immobili, c’è anche l’eliminazione della doppia conformità urbanistica prevista dalla legge” – spiega Paolo Di Tommaso, presidente del Comitato per il diritto alla casa – isola di Capri – “In pratica rappresenta un grosso impedimento alla sanatoria, perché consente di sanare gli immobili senza titolo solo se conformi ai piani urbanistici pregressi ed attuali, il che non accade quasi mai. Esistono interi quartieri costruiti in aree verdi per i quali non è possibile sanare secondo le attuali normative. L’Anci (l’Associazione nazionale dei comuni italiani, ndr) sta lavorando affinché la situazione possa cambiare”.

Nella sola Campania sono oltre 70mila gli i mmobili dichiarati abusivi che dovranno essere abbattuti, mentre altri 200mila sono i procedimenti attualmente pendenti. Numeri da brivido sui quali la politica non sembra riuscire a dare risposte. Oltre alle demolizioni disposte in via amministrativa dai Comuni, ci sono quelle comminate dal giudice nell’ambito di un processo penale: alla condanna per il reato di abuso edilizio che prevede la reclusione o l’ammenda, si affianca come pena accessoria l’ordine di demolizione. Ma mentre il reato principale è soggetto ai termini di prescrizione, la pena accessoria della demolizione invece non lo è. Questo vuol dire che anche per quegli iter giudiziari iniziati trent’anni fa, si procede ancora oggi all’invio delle ruspe, senza che abbiano potuto far nulla quelle famiglie che hanno cercato di correre ai ripari pagando le dovute sanzioni.

Maurizio Gasparri

E’ il caso di Bruno, residente ad Anacapri, che negli anni novanta ha costruito il proprio unico immobile, sul quale dal 2019 pende un procedimento amministrativo di demolizione. Sposato con quattro figli e madre a carico, attualmente è in causa con il Comune, che racconta ha nel frattempo acquisito a patrimonio la sua abitazione, obbligandolo a versare 380 euro mensili per continuare a risiedervi. Ma è anche il caso di Emanuela, residente coi genitori in una villetta a Pianura, oggetto di un provvedimento di demolizione della procura, e che si è fatta promotrice di una lettera all’arcivescovo Battaglia, il quale proprio ieri ha preso posizione in difesa della casa: “Noi chiediamo alle autorità che si inizi con l’abbattere le grosse speculazioni, gli ecomostri, gli immobili realizzati dalla camorra, evitando di accanirsi contro chi ha compiuto piccoli abusi” – spiega accorata Emanuela.

Una delegazione è stata ricevuta da Andrea Caso (M5S), Maria Spena (Forza Italia) e Carlo Sarro (Forza Italia). Ai manifestanti è stato promesso l’inserimento di un ordine nel giorno nel prossimo Consiglio dei ministri finalizzato a sospendere le demolizioni fino al termine della pandemia. Dopo si vedrà. “Ma l’obiettivo è ottenere un decreto del governo che risolva la questione una volta per tutte” – spiega Francesco Del Deo, sindaco di Forio e presidente Ancim isole minori – “Chiederemo un incontro con tutti i capigruppo di Camera e Senato, e poi cercheremo di arrivare direttamente al governo. Noi non vogliamo un nuovo condono, ma soltanto far sì che chi ha costruito piccoli immobili senza titolo possa rientrare nella legalità. La politica deve avere coraggio, perché la situazione è drammatica e rischia di diventare esplosiva”.

 


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