Sanità, il Sud deve morire per far vivere il Nord. L’assessore pugliese: “Hanno sempre avuto più fondi”


Un sistema vergognoso e perverso smascherato da anni, che adesso però scatena – finalmente – anche l’indignazione degli amministratori locali che, evidentemente, stanno cominciando a sganciarsi da una logica di servilismo nei confronti della politica nazionale che da sempre ha favorito il Nord a discapito del Sud. La pandemia sembra aver svegliato parecchie persone, poiché in questa situazione di emergenza si sono fatti i conti con una serie di situazioni le cui responsabilità risiedono principalmente nel modo in cui è stata pensata l’Italia (intendiamoci, anche con la connivenza dei politici meridionali che hanno venduto la Terra natìa per fare carriera).

Se Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, oltre a dichiarare guerra per il riparto del Recovery Fund ha anche tirato più volte in mezzo l’argomento della disparità nel numero di medici e personale sanitario tra Campania e regioni come Veneto ed Emilia Romagna (“Vorrei ricordare che la Campania è una delle Regioni che ha meno personale medico. Abbiamo 43.500 addetti mentre il Veneto nel ha 59.302 con un milione di abitanti in meno, l’Emilia Romagna ne ha 58.250 con 1,5 milioni di abitanti in meno. Rispetto alla popolazione siamo la Regione che ha meno unità lavorative nel sistema sanitario”) a ribellarsi adesso è anche Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanità della Regione Puglia, in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno.

Fondi per la Sanità: la denuncia di Lopalco

“Negli ultimi decenni nella sanità il riparto delle risorse è stato scritto da economisti in una Italia con un debito pubblico enorme. Lo stesso DM 70 è stato scritto con tagli lineari. Ma la pandemia ha dimostrato che se si taglia la sanità, crolla l’economia. In più, nella divisione dei fondi, c’è stato sempre un occhio benevolo per il Nord. E questo è un aspetto indecente, a cui bisogna porre rimedio, mettendo mano a questi meccanismi”.

Anche egli parla di pandemia e personale ridotto:

“La Puglia a mio avviso ha affrontato l’emergenza in maniera egregia in relazione alle risorse disponibili. Basta confrontare i budget sanitari di altre regioni – Veneto ed Emilia Romagna – per misurare come abbiamo impiegato noi le risorse, nettamente inferiori, nonché il risultato finale che deve tenere conto del nostro personale, meno numeroso che nel Nord”.

D’altra parte tra scippo di risorse (840 miliardi di euro, dal 2000 al 2017, sono stati dirottati da Sud a Nord) e quanto successo con il Recovery Fund (altri 60 miliardi rubati al Mezzogiorno, come ammesso dalla ministra Mara Carfagna), è più che evidente che il Nord non abbia interesse affinché il Sud si sviluppi. Questa è la conclusione cui è giunta Milena Gabanelli un anno fa: “Il Nord ha certamente questo interesse, attrae i pazienti dal Sud. Vale sia per gli ospedali pubblici che per le strutture private. Quindi certamente non ha interesse a spingere affinché la sanità al Sud migliori”.

Tesi che associazioni e gruppi meridionalisti sostengono da parecchi anni. Inizialmente sbeffeggiati, adesso finalmente vedono sempre più diffuse e condivise le loro denunce.


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