Chi era Felice Sciosciammocca? Scopriamo la storia di questo personaggio


Felice o Feliciello Sciosciammocca è un personaggio, creato da Eduardo Scarpetta, padre del teatro napoletano moderno. Ma perché “Sciosciammocca“? Nella lingua partenopea indica “colui che rimane a bocca aperta”. “Scioscia” vuol dire soffia in bocca, respira a bocca aperta, l’equivalente dell’italiano “boccalone”, una persona credulona e talmente ingenua da sfiorare la stupidità.

La maschera di Felice Sciosciammocca fu inventata da Eduardo Scarpetta, che la introdusse nella sua produzione teatrale, influenzata dal teatro dialettale di Antonio Petito (1822-1876), famoso interprete di Pulcinella. Lo stesso Scarpetta raccontò che da piccolo Pulcinella gli faceva paura in teatro, a causa del suo volto nero e così quando divenne capocomico sostituì il Pulcinella con questo Sciosciammocca. Tale personaggio entrerò nella borghesia partenopea di fine Ottocento, indossando un cilindro in testa, un abito a quadretti, il papillon, il bastone da passeggio, le scarpe lucide e con il suo caratteristico linguaggio imborghesito da “cocco di mammà“. Sciosciammocca accompagnò Pulcinella nelle varie disavventure, ma le due maschere (meglio, Sciosciammocca era una mezza maschera) avevano grandi differenze, poiché il primo era il rappresentante della classe media-borghese di Napoli, mentre il secondo del popolino napoletano. Inoltre Pulcinella, figlio della Commedia dell’Arte, aveva una gestualità forte, egocentrica, invece Sciosciammocca aveva un temperamento più moderato, una gestualità più controllata.

Miseria

Scena tratta da “Miseria e Nobiltà” di Scarpetta, 1887.

Con la morte di Scarpetta il personaggio assorbì le caratteristiche del Pulcinella, la furbizia, l’acume e la capacità di creare situazioni intriganti ed equivoche. Infatti Totò (1898-1967), il quale interpretò più volte il personaggio di Sciosciammocca, gli impose le sue caratteristiche sceniche, ma il personaggio così fu reso popolare al grande pubblico, interpretandolo nei tre film a colori: Un turco napoletano (1953), Miseria e nobiltà (1954) e Il medico dei pazzi (1954).

Pasquale: “Qua si mangia pane e veleno“. Felice Sciosciammocca: “Pasqua’: Qua si mangia solo veleno!“. Celebre dialogo tratto da “Miseria e Nobiltà”.


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