Il dramma di Luigi Mele: senza mascherina, Salvini non lo calcola. Insultato: “Munnez**”

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Oggi è stata la giornata di Matteo Salvini a Torre del Greco, ma, quasi in disparte, il dramma più profondo sembra essere stato quello di un’altra persona: Luigi Mele. L’esponente torrese, “celebre” per il cambio di casacca con il quale dalle fila di Forza Italia è passato alla attualmente più conveniente Lega Nord, è stato infatti pesantemente contestato da alcuni manifestanti dopo essere stato praticamente ignorato dal proprio segretario di partito.

Prima dell’arrivo di Matteo Salvini, Luigi Mele, come si vede dalle foto scattate, ha avuto un rapporto non semplice con la mascherina griffata Lega, costantemente tenuta giù in modo da scoprire bocca e naso. Non c’è il Covid direbbe qualcuno, peccato invece che la città del corallo non sia rimasta immune da perdite dovute alla malattia.

Dopo le parole non belle rivolte ai manifestanti dal deputato Nicola Molteni (“gente non perbene”, “sfigati”), è giunto Matteo mentre il volume delle casse veniva alzato al massimo per coprire le voci della contestazione, visto che l’esiguo numero di simpatizzanti leghisti non è stato in grado di difendere il proprio capitano venuto da lontano, il quale non ha fatto cenno a uno solo dei problemi che toccano da vicino Torre del Greco. Presenza utile solo a bloccare le strade e impiegare le forze dell’ordine, la sua.

Pochi minuti ed è scappato via, sovrastato dai manifestanti, lasciando Mele solo ed abbandonato. Un Mele che evidentemente non è stato capace di palargli, rendergli palesi le tematiche urgenti che toccano Torre del Greco, poiché a lui spettava tale ruolo data l’enorme e lunga esperienza sul territorio (almeno teorica). Ed invece nulla di tutto ciò, solo un pesce fuor d’acqua rispetto a quell’ambiente cui, tuttavia, porterà verosimilmente alcuni voti.

Il dramma vero e proprio si è infine consumato quando la piazzetta di Capo Torre si era svuotata, dopo che tutti gli altri leghisti erano fuggiti via in direzione Napoli. Luigi Mele è rimasto lì, indifeso, a subire proteste spesso intervallate da epiteti poco lusinghieri, primo tra tutti “munne**a”. Piuttosto timidi i tentativi di replica. Chissà se, tornando a casa, tutto ciò lo abbia fatto riflettere.


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