La presunzione e “il sindaco del fare male”: i 6 errori che hanno fatto perdere Borriello

Ciro Borriello sconfitto: i motivi della disfatta


Non nasconde la delusione Ciro Borriello dopo la sconfitta al ballottaggio del 28 e 29 maggio contro Luigi Mennella, nuovo sindaco di Torre del Greco. Abbiamo analizzato i probabili motivi di questa sconfitta elettorale.

La sconfitta di Ciro Borriello, i motivi della débacle dell’ex sindaco

Stando alle dichiarazioni post spoglio del chirurgo, quella delle amministrative 2023 è stata l’ultima campagna elettorale di una carriera lunga e controversa. Ciro Borriello ha annunciato l’addio alla politica rinunciando anche al ruolo di consigliere comunale di opposizione che avrebbe dovuto portare avanti per rispettare il mandato degli elettori.

Una sconfitta che sicuramente i vertici del centrodestra torrese stanno analizzando con attenzione in questi giorni: proviamo a farlo anche noi, osservando quanto accaduto nelle fila dei “borrelliani” negli ultimi mesi. Quali sono i motivi della sconfitta di Ciro Borriello ?

1. Un candidato con l’ombra del processo: Fratelli d’Italia lo scarica

Borriello ha governato già per due volte Torre Del Greco. Un sindaco divisivo fortemente criticato da una parte della cittadinanza ma da molti considerato il migliore dei sindaci che la città abbia mai avuto. Forte di questo sostegno della sua fronda, va avanti come un treno annunciando in largo anticipo rispetto ai suoi competitor l’intenzione di candidarsi.

C’è un particolare: Borriello è ancora sotto processo per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto del servizio rifiuti nella città corallina, che dopo una serie di multe e contestazioni fu revocato alla Ego Eco per essere assegnato – secondo il quadro accusatorio – alla Fratelli Balsamo. Per questo, il primo partito nazionale, Fratelli d’Italia ritira, a poche settimane dalla presentazione delle liste l’appoggio a Borriello. Volano gli stracci nella destra cittadina che si spacca: forse, con quei voti, oggi gli equilibri elettorali sarebbero stati diversi.

2. “Nel bene o nel male qualcosa l’ha fatto”: quali sono le cose fatte male

Proprio grazie alle precedenti esperienze amministrative, Borriello ha goduto di un forte appoggio in città. Ma sotto la sua egida in città sono stati realizzati progetti e provvedimenti fortemente criticati e dibattuti: la passeggiata Porto-Scala, costata circa 2 milioni di Euro e distrutta alle prime mareggiate; l’ascensore in Villa Comunale, discusso sia per l’estetica troppo moderna per il contesto urbano nel quale si colloca ma soprattutto perché quasi mai funzionante; l’acquisto dell’ex sementificio di via Lava Troia, una struttura decadente costata all’ente di Palazzo Baronale altri 2 milioni di Euro e mai convertita in spazio per la collettività; il senso unico di via Purgatorio, ideato per rendere fluido il traffico ma osteggiato da commercianti e residenti.

Un’attività che ha coniato il suo slogan: il sindaco del fare. Ma che ha anche offerto il fianco ai suoi oppositori, pronti a rinominarlo “il sindaco del fare male“. Iconico il suo obiettivo per la precendente consiliatura: “Se Torre del Greco non diventa come una città svizzera mi dimetto“. I torresi hanno tirato le somme e visto i risultati.

3. Un uomo solo al comando

Sia gli amici che i nemici del chirurgo di via Del Monte concordano su un punto: Borriello è un “one man band“, un solista che porta avanti le sue idee anche contro il parere dei propri collaboratori politici. La sua definizione di “sindaco-sceriffo” risale ai tempi in cui presenziava personalmente i posti di blocco della Polizia Municipale. Ma, per quanto se ne dica, Torre del Greco non è il far west. La città corallina, integrata in un sistema democratico, in una realtà professionale moderna e complessa, con tanti problemi da metropoli e 90.000 abitanti da accontentare ha probabilmente bisogno di un lavoro di squadra, di indirizzi politici, di deleghe e rapporti di fiducia. Lo stesso Borriello, nell’unica intervista rilasciata ai nostri microfoni in campagna elettorale, ha ricordato un antico detto: “Se vuoi che una cosa sia fatta bene, falla tu. Se vuoi che sia fatta male, delega“. Un detto probabilmente troppo antico per una città che guarda al futuro.

4. La sicurezza di vincere

Nella prima parte della campagna elettorale, fino allo spoglio del primo turno, la comunicazione di Borriello è stata quasi del tutto autoreferenziale. Pochissime interviste, si rifiuta di partecipare ai confronti pubblici. Si sente il favorito, non lascia spazi di confronto agli avversari che, invece, non lesinano attacchi sia sulle precedenti esperienze da sindaco, sia sulla situazione giudiziaria. Alcuni suoi fedelissimi pronosticano una vittoria al 60% al primo turno. La situazione cambia radicalmente con il ballottaggio: Borriello rincorre un confronto con Mennella che si rifiuta, batte la città palmo a palmo, una sovraesposizione che alcuni leggono come sintomo di paura della sconfitta. Se è vero che i contenuti non sono mai cambiati, gli esperti di marketing potrebbero parlare ore ed ore sull’assunto che “siamo ciò che comunichiamo“. E Ciro Borriello non è esente da questa regola.

5. Confermati i voti degli “irriducibili”, poca presa sul voto d’opinione

La sensazione, guardando anche i numeri delle precedenti elezioni, è che esiste a Torre del Greco un nocciolo duro di persone che voterebbe Ciro Borriello al di là di ogni ragione. Si tratta di una fronda di fedelissimi, comunque non semplice da costruire e per la quale va riconosciuto al chirurgo il merito di mantenerla da decenni. Si tratta di un numero compreso tra le 15.000 e le 17.000 anime che si riconoscono alla perfezione nella linea civica di Borriello. Ma questo numero non basta per vincere, soprattutto quando gli avversari si presentano compatti e numerosi come in questa tornata elettorale. Borriello non riesce a convincere “l’ago della bilancia”, quel voto d’opinione così difficile da catturare. Al ballottaggio, quell’ago aveva vagamente il volto dei giovani soldati di Caldarola, con il quale, tra l’altro, le posizioni personali e politiche sono oggi più distanti che mai.

6. Il trasformismo e Salvini

Borriello si è affiancato, negli anni, a tanti simboli politici. Dalla Democrazia Cristiana nel secolo scorso, a Forza Italia, dall’UDEUR all’IdV di Di Pietro, per poi tornare a Forza Italia. I torresi non hanno mai dato un peso specifico alle bandiere, soprattutto durante i voti amministrativi. Ma una cosa probabilmente non è stata perdonata a Borriello: la vicinanza alla Lega di Salvini. Torre del Greco ha una forte identità locale e le fotografie, gli articoli di giornale e le parole di approvazione per il leader di quella che allora si chiamava ancora Lega Nord, con ancora presente l’indicazione del punto cardinale, hanno fatto scalpore più degli scandali giudiziari e delle accuse della magistratura. Accuse dalle quali oggi, Borriello, può pensare di difendersi senza il peso di dover essere il Primo Cittadino della quarta città campana.


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