Pozzuoli. Carla Caiazzo racconta i fatti: era tutto premeditato, ecco perché


Per la seconda volta Carla Caiazzo è stata ascoltata dai magistrati. La giovane donna, a cui l’ex compagno Paolo Pietropaolo diede fuoco mentre era all‘ottavo mese di gravidanza, è ritornata in ospedale, dopo alcuni giorni trascorsi a casa con la famiglia; è in ospedale che ha raccontato, con dettagli più approfonditi e numerosi, la dinamica dei fatti ai Pm Raffele Falcone e Clelia Mancuso. 

Carla ha ricordato che Paolo l’aveva contattata in modo molto tranquillo, informandola che le voleva dare una tutina acquistata per la piccola. Tuttavia, l’incontro, in breve tempo si è trasformato in quello che tutti conosciamo: in un gesto di violenza atroce, il quale ha messo a repentaglio la vita della donna e quella della piccola che portava in grembo. Carla ha esposto i fatti, questa volta, con maggiore lucidità, sottolineando che a suo parere si è trattato di un gesto premeditato, poiché nessuna lite e nessuno scontro avevano in qualche modo innescato la reazione dell’uomo. Quest’ultimo aveva, infatti, nella propria autovettura l’alcol che è servito per dar fuoco alla donna.

Questa versione dei fatti si discosterebbe molto da quella di Pietropaolo, il quale sarà visitato anche da uno psichiatra, nominato questa mattina. La visita servirebbe a rilevare quale influsso abbiano avuto nella vicenda gli psicofarmaci che l’uomo stava assumendo in quel periodo, come ha evidenziato l’avvocato della difesa. In ogni modo, le indagini si sono direzionate verso la conclusione e probabilmente l’intenzione dei Pm è quella di richiedere il giudizio immediato, bypssando l’udienza preliminare.

Indiscusso, finora, è il pericolo che mamma e figlia hanno vissuto, rischiando seriamente di non farcela: la piccola, nata di otto mesi in condizioni molto critiche, dopo l’incidente, è ormai salva e sana; fuori pericolo è anche Carla, ma non ancora capace di affrontare la propria vita. Questa volta in ospedale dovrà rimanere per i prossimi 15 giorni e dopo ad attenderla ci saranno una serie di interventi chirurgici e lunghi percorsi terapeutici.

La donna dovrà seguire cure mediche fisiche e psicologiche per poter riprendersi la propria vita e viversi la sua piccola figlia. Dopo l’appello del suo avvocato a donare un piccola somma di denaro per contribuire alle costosissime operazioni, da centinaia di migliaia di euro, cui dovrà sottoporsi Carla, è arrivato l’annuncio sperato da parte della Regione campania, che le pagherà le cure.

I casi di violenza sulle donne (e di violenza in generale), quando non si concludono spezzando la vita, lasciano aperto un cammino arduo e doloroso per la vittima. Un tragitto fatto di recupero fisico e soprattutto mentale, in cui il trauma non è più solo una fase, ma diventa un macabro disegno da cancellare, con lentezza, cura e molta pazienza. Tutto ciò viene di solito trascurato e le vittime, quasi sempre, abbandonate.


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