Ucciso a Mergellina per una scarpa sporca, Valda: “Mi dispiace ma io sono innocente”

L'assassino di Francesco Pio Maimone. Foto: profili social dell'indagato


Francesco Pio Valda, 20enne di Barra accusato dell’omicidio di Francesco Pio Maimone, si ritiene innocente. E’ quanto trapelato dagli ultimi aggiornamenti, resi noti da Il Mattino.

Valda, il ragazzo di Barra accusato dell’omicidio di Francesco Pio: “Io innocente”

Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, davanti al gip del tribunale di Napoli, lo scorso sabato il giovane ha parlato con il garante dei detenuti, Samuele Ciambriello, che ha incontrato alcuni detenuti del carcere di Secondigliano.

A lui avrebbe raccontato il suo difficile passato, dal padre ucciso per mano della camorra al tentativo dell’uomo di uccidere sua madre, quando era ancora incinta:Mi chiamo Francesco Pio perché sono vivo per miracolo. Mia madre fece un voto a Padre Pio, perché venne gravemente ferita da mio padre mentre era incinta”.

Quanto alla morte del 18enne che ha perso la vita durante una serata di svago trascorsa con gli amici, nella zona degli chalet di Mergellina, avrebbe spiegato:Mi dispiace per la morte di quel ragazzo ma io sono innocente. Avevo una pistola a salve, qualcun altro ha sparato colpi veri, non io. Ho fornito le indicazioni per ritrovare l’arma che usavo”.

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Stando alle indagini, tuttavia, si tratterebbe di un racconto privo di riscontri in quanto la pistola non sarebbe stata ritrovata e nessuno dei testimoni sarebbe a conoscenza dell’esistenza di un’altra pistola. Resta, inoltre, il mistero delle costose scarpe, quelle che avrebbero scatenato la rissa per una semplice macchia, che risulterebbero sparite.

Proprio lo scorso sabato la comunità si è riunita per dare l’ultimo saluto a Francesco Pio Maimone. Una folla commossa ha inondato la chiesa di San Lorenzo Martire a Pianura per omaggiare il ragazzo ucciso barbaramente, unendosi ad amici e familiari.

“Lui stava dietro di me, è partita la sparatoria ed è stato colpito. Io pensavo che fosse svenuto. Mi ha chiamato urlando ‘Carlo, Carlo’. Poi non ha parlato più è morto in braccio a me. Gli ho tirato la lingua da fuori, ha chiuso gli occhi. Quando l’ho alzato da terra mi hanno urlato che c’era del sangue” – è il racconto struggente del miglior amico della vittima.


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